Cronaca / Lecco città
Mercoledì 23 Dicembre 2020
Vaccino anti Covid
Nelle case di riposo
non tutti lo fanno
Lecco Il sindacato ribadisce la necessità
di aderire alla campagna ma non esclude defezioni
Il conto alla rovescia è partito anche a Lecco: col nuovo anno arriverà anche sul nostro territorio la possibilità di vaccinarsi contro il Covid-19, a partire dalle categorie più a rischio e in primis dal personale sanitario.
Confusione
Non c’è però la certezza che l’adesione – essendo la campagna vaccinale su base volontaria – sarà totalitaria. Sono tanti anche gli operatori della sanità che nutrono qualche timore e che, in questi giorni, si stanno interrogando sull’opportunità di sottoporsi al vaccino o meno. Le mille versioni, molte delle quali messe in giro ad arte per creare confusione da complottisti, negazionisti e novax vari, hanno infatti contribuito ad alimentare incertezze non tanto sulla necessità di vaccinarsi (che immaginare questa posizione fatta propria da un medico o un infermiere risulta abbastanza difficile). Quanto sulla sicurezza del liquido che verrà inoculato.
Sarà sicuro, considerato che le approvazioni degli enti preposti stanno arrivando solo in questi giorni? È questa “la” domanda, che potrebbe spingere qualcuno a sottrarsi dall’iniezione. È il caso della Rsa del Don Guanella di Como, dove il 40% degli operatori sanitari ha deciso di rinunciare, almeno per il momento.
«Qualcuno la domanda se la sta facendo – ammette Massimo Coppia, della Uil Fpl -. Tanto più ora che è stata certificata la variante inglese, ci si chiede se il vaccino sarà efficace anche su questo specifico ceppo mutato. Credo che i test siano stati effettuati in modo adeguato e posso dire che io il vaccino lo farò, anche perché mi avvicino all’età più esposta. Non so se qualcuno, tra gli operatori della sanità, si rifiuterà; sono convinto comunque che non ci siano tra loro persone no vax. Certo è che sarà una scelta affidata alle singole coscienze di persone sottoposte da mesi a uno stress fortissimo».
Passaggio necessario
Anche Nicola Turdo (Fp Cisl) è convinto che «visti anche i numeri attuali della pandemia il vaccino va fatto. La platea è variegata e qualcuno è possibile che abbia qualche incertezza, ma in ambito sanitario la stragrande maggioranza è certa che quello della vaccinazione sia un passaggio necessario, come lo fu ad esempio per sconfiggere il morbillo. E dirò di più: lo è anche dal punto di vista sociale, perché chiunque rischia di trasformarsi in un vettore. Dunque non ci si può permettere di rifiutarsi. In ogni caso, i test sono stati effettuati su numeri consistenti: con il tempo si valuterà l’efficacia effettiva, ma è l’unica strada da percorrere per uscire da questo tunnel».
«Di lavoratori che hanno palesato la decisione di non vaccinarsi non ne abbiamo sentiti – è intervenuto Tramparulo Catello (Fp Cgil) -, ma dal canto nostro sosteniamo che il vaccino vada fatto iniziando col preservare il personale sanitario che è il più esposto. Per questo ci auguriamo un’alta adesione degli operatori della sanità, che hanno pagato un alto tributo in questi mesi. Certo, in tanti si stanno interrogando e qualcuno ammette di avere qualche timore; dunque anche noi ci stiamo interrogando su quale sarà la reazione degli interessati. Ma non bisogna far passare il messaggio sbagliato, soprattutto in funzione del resto della popolazione. Anzi, l’informazione dovrà essere capillare e precisa. Anche per questo abbiamo chiesto un incontro ad Asst e Rsa».
Nessuna avvisaglia di rifiuti in massa neppure all’Airoldi e Muzzi. «Stiamo aspettando indicazioni precise su come si procederà – ha chiarito il presidente Giuseppe Canali -. In primo luogo, il vaccino sarà destinato agli ospiti, poi si passerà ai dipendenti. Al momento, comunque, nella nostra struttura non abbiamo nemmeno un positivo».
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