Vaccinazioni in calo anche tra i fragili. «Finita la pandemia, il pericolo è meno avvertito»

Da migliori a peggiori in Europa. L’Italia è al 15esimo posto tra i paesi europei (su 27), per vaccinazioni ai soggetti più a rischio ovvero gli over 60. Nella fascia di età compresa tra i 60 e i 69 anni l’Italia ha raggiunto solo il 6% della popolazione, insieme a Cipro. Un risultato molto distante sia rispetto ai paesi scandinavi (Svezia 46,8%, Norvegia 30,3%, Danimarca 43,8% e Finlandia 32,7%), sia rispetto a Francia (15,8%), Spagna (32,6%) e Portogallo (43,5%). E attenzione: i paesi del Nord Europa erano i più refrattari all’obbligo vaccinale e, comunque, alla vaccinazione anche quando non è stata più obbligatoria.

Ma anche in Lombardia, “locomotiva d’Italia” anche in tema vaccinazioni anti Covid, il risultato è che “solo” il 63 per cento degli over 60 si è vaccinato. Al 29 aprile scorso, insomma, in Lombardia si sono vaccinati quasi 600mila lombardi “a rischio” (ovvero anziani, patologici, fragili, operatori della sanità, della scuola, di lavori a contatto con la gente), ovvero quasi la metà dei 961mila lombardi che si erano vaccinati alla stessa data del 2023. Anche a Lecco la stessa cosa: 20.644 vaccinati, poco più della metà di quelli che si erano vaccinati nel 2023. Un esempio per rendere ancora più evidente cosa sta succedendo? Nel 2022, ad aprile, i vaccinati over 60 a Lecco erano stati più di 100mila su 106mila aventi diritto. Un’enormità. Ora solamente un quinto dei soggetti considerati a rischio si è vaccinato e, anche tenendo conto della bassa mortalità che oramai questo virus dà, è suonato il campanello d’allarme. Altro dato preoccupante di cui tenere conto: la “bomba” della pericolosità di AstraZeneca, che ha gettato ombra su tutti gli altri vaccini, anche se in maniera assolutamente irrazionale, ad aprile non era ancora esplosa.

Pierfranco Ravizza, presidente dell’Omceo, ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Lecco, da sempre sponsor dei vaccini, è abbastanza sconsolato ma anche realista: “Il problema è che le vaccinazioni sono viste come un antidoto rispetto a una malattia che ha tanto più valore quanto più il pericolo della malattia è sentito come grave, o pericolosa e imminente. Siamo passati dalla fase in cui il Covid era uno spauracchio mortale e faceva fare carte false per vaccinarsi, all’estremo opposto. Quanti sono quelli che hanno fatto l’influenzale? Non molti più di quelli che si sono vaccinati per il Covid, forse meno… La perdita di pericolosità della malattia ha allentato il timore e dunque la predisposizione a vaccinarsi”.

Mediamente l’adesione alle vaccinazioni antinfluenzali, che sembrano essere equivalenti a quelle del Covid, è la stessa. Deludente. “Quante volte prima del Covid ci siamo chiesti perché la gente non andava a farsi l’antinfluenzale visto che l’influenza miete migliaia di vittime tra anziani e soggetti fragili? – si chiede Ravizza - Eppure l’antinfluenzale è stata sempre sotto utilizzata, rispetto al consigliato. Un dato che non mi stupisce come non mi stupisce la irrazionalità dei comportamenti umani. Consigliare di fare questi vaccini è d’uopo, ma so già che non sarà questo consiglio a cambiare la situazione”.

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