
Cronaca / Lecco città
Domenica 08 Gennaio 2017
«Un disastro le Poste
e potrebbe peggiorare»
La denuncia Le tonnellate di corrispondenza giacente rischiano di finire al macero, come accaduto nel 2008. Il problema è la riorganizzazione del servizio «che si è rivelata fallimentare», sostengono i Cobas
Non importa se nella corrispondenza ammucchiata ci sono cartoline e lettere, oppure assegni, buste paga e cartelle sanitarie: «Le migliaia di tonnellate giacenti non verranno smaltite e il rischio è che finiscano al macero, come già accaduto nel 2008».
A denunciare la situazione, che riguarda da vicino anche l’intero territorio lecchese, è Stefano Ancona, referente nazionale dei Cobas delle Poste, che ha deciso di alzare il velo su una vicenda «che tutti conoscono ma che nessuno, nemmeno la Pubblica amministrazione, affronta».
Tonnellate nei depositi
Il problema è legato alla riorganizzazione avviata da Poste Italiane, che ha portato a una complessiva riduzione delle zone di recapito (per Lecco passate da 197 a 94) e all’introduzione del recapito a giorni alterni. Novità che hanno prodotto i problemi e i disservizi che chiunque ormai conosce benissimo ma che rischiano di averne anche di più pesanti, considerato che questo processo è tutt’altro che concluso e non lascia presupporre passi indietro da parte della società.
«Negli ultimi giorni hanno concesso gli straordinari, che fino all’Epifania invece erano stati bloccati. E lunedì arriveranno a Milano gli ispettori da Roma. Ma siamo di fronte a 5mila tonnellate di corrispondenza giacente nei Centri di meccanizzazione postale (Cmp) di Peschiera Borromeo e Linate che non potranno essere smaltite con un colpo di spugna – spiega Ancona -. All’origine di questa situazione c’è la riorganizzazione della società: un vero fallimento che ha portato i postini a non essere in grado di far fronte al recapito, con la conseguenza che i depositi sono pieni. Per evitare di arrivare al collasso, che produrrebbe l’alzata di scudi da parte degli stessi portalettere, hanno deciso di trattenere tutto nei centri di smistamento (i Cmp, nda)».
In questa quantità immane di corrispondenza, accumulatasi nell’arco di pochi mesi («a novembre hanno bloccato gli straordinari, altrimenti si sarebbe risolto tutto con una giacenza ridotta»), c’è di tutto: «Buste paga, assegni, cartelle sanitarie. Ma anche fossero solo volantini pubblicitari, ci sarebbe un utente che ha pagato dei soldi per il loro recapito, quindi ogni elemento ha pari dignità».
«Denuncia caduta nel vuoto»
Il pericolo, però, è che non soltanto arrivi il tutto in ritardo: potrebbe non arrivare più nulla di quella posta. «In occasione della riorganizzazione del 2006 i problemi furono analoghi: il piano non ingranava – ricorda l sindacalista – e le giacenze si impennarono. Per risolvere il problema, mandarono camion di corrispondenza al macero. Facemmo denuncia in tutte le Procure, ma senza esito. Eppure avevamo tutte le prove del caso». Le prospettive, al di là della “rottamazione” della corrispondenza inevasa, sono tutt’altro che rosee. «I vertici romani della società non riconosceranno il fallimento della riorganizzazione e, anzi, sono intenzionati a proseguirla, estendendola in Lombardia anche alle quattro Province rimaste finora indenni. Da febbraio si partirà con Mantova e allora la situazione potrà solo degenerare: sarà il disastro, anche perché la corrispondenza è aumentata del 30%. La cosa grave è che lo Stato e i Comuni non intervengano, mentre sul ruolo dei sindacati ci sarebbe molto da dire: invece di fare gli interessi di lavoratori e cittadini si voltano dall’altra parte». Impossibile, ieri, raccogliere la replica di Poste Italiane.
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