Cronaca / Lecco città
Martedì 02 Maggio 2017
Turisti a Lecco, tutto riparte
da Villa Manzoni
L’assessore Piazza in missione a Milano per fare il punto con la Sovrintendenza. Ci sono lavori di sistemazione urgenti da fare. In arrivo pannelli multimediali e app per gli smartphone
Giovedì “missione” dell’assessore alla Cultura Simona Piazza agli uffici milanesi della Soprintendenza ai beni architettonici e artistici per fare il punto sui lavori di sistemazione di Villa Manzoni, questione ormai annosa e che recentemente sembra avere finalmente imboccato la strada della soluzione, per quanto non senza ostacoli e imprevisti.
Del resto, la villa-museo del Caleotto – monumento manzoniano per eccellenza – rappresenta il primo passo essenziale nel progetto di recupero e riqualificazione dei luoghi dei “Promessi sposi” che continuano a essere uno dei principali richiami turistici della nostra città ma che negli ultimi decenni hanno perso smalto e – di là da iniziative sporadiche – sono stati complessivamente trascurati.
L’assessore Piazza parla espressamente di un percorso che separi distintamente i luoghi reali da quelli immaginari sui quali già all’indomani dell’uscita del romanzo nell’Ottocento si sono sbizzarrite schiere di studiosi più o meno riconosciuti.
E se la villa resta il fulcro dei luoghi manzoniani, i visitatori dovranno partire da lì. A questo proposito, la stessa Piazza ha annunciato – nel corso del primo incontro pubblico nei rioni cittadini, mercoledì sera alla Casa sul pozzo a Chiuso – l’installazione di un pannello multimediale e la realizzazione di una applicazione per smartphone che illustri ai visitatori i luoghi del romanzo. Quelli veri e quelli “finti”. Il nuovo pannello sarà installato e messo in funzione in occasione della tradizionale rassegna autunnale “Lecco città dei Promessi sposi”: probabilmente non si arriverà in tempo per l’edizione di quest’anno e si dovrebbe quindi partire nel 2018.
Per la rivalorizzazione dei luoghi, c’è indubbiamente molto da fare, cercando anche di riscattare le molte occasioni perdute in passato. In alcune circostanze, peraltro, il Comune poco può fare trattandosi di strutture private (le due presunte case di Lucia, per esempio) così come poco fare per rimuovere i tralicci che sorgono nei pressi del castello dell’Innominato – a cavaliere tra Chiuso e Vercurago – così come ha richiesto uno dei partecipanti all’incontro di mercoledì sera alla Casa sul Pozzo («Se ci sono le autorizzazioni, non si possono rimuovere»).
Intanto, sul tappeto, c’ anche la possibilità di inserire a pieno titolo nel sistema museale lecchese anche il piccolo museo dedicato al beato Serafino, il “buon curato” di Chiuso al quale il Manzoni dedicò pagine di grande ammirazione nel “Fermo e Lucia” (cancellandole poi nelle edizioni successive perché il richiamo al Morazzone sarebbe risultato anacronistico). Museo, quello di Chiuso, allestito dalla parrocchia e aperto al pubblico soltanto in occasioni eccezionali, ma definito una “piccola perla” come lo è la chiesetta affrescata su corso Bergamo dove sono conservate le spoglie dei Serafino Morazzone che del Manzoni era confessore e che la tradizione popolare ha venerato come beato prima della beatificazione effettiva avvenuta nel 2011.
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