Cronaca / Lecco città
Giovedì 15 Settembre 2016
Tubettificio: ci sono acquirenti?
Avviato un sondaggio tra le ditte
Fino a domani le aziende interessate possono comunicare le offerte ai curatori, L’ideale sarebbe vendere l’impresa in blocco, in caso contrario si cederanno i singoli macchinari
Domani. Scadono domani i termini che Jessica Gianola e Piero Guerrera, curatori del fallimento del Tubettificio europeo, hanno fissato per raccogliere le manifestazioni d’interesse all’acquisto dell’azienda o di parti di essa (linee di produzione o singoli macchinari).
Con questo “appello al mercato” i due professionisti cercheranno di capire se ci sono imprenditori interessati ad acquisire e poi a rilanciare il Tubettificio europeo. O se, invece, l’idea di una ripartenza produttiva va scartata. E di conseguenza, bisognerà accontentarsi di spacchettare il patrimonio aziendale, i cui elementi saranno posti in vendita per ricavarne i soldi da girare ai creditori. In sostanza, quello che stanno facendo i curatori è un sondaggio che contribuirà a focalizzare meglio i contenuti del bando di vendita che - secondo le previsioni, e sotto la supervisione del giudice Dario Colasanti - potrà essere redatto verso fine anno. Quindi, l’eventuale vendita del Tubettificio potrà essere formalizzata nella primavera del prossimo anno. E le eventuali possibilità di riavvio della produzione si potranno concretizzare in tempi abbastanza lunghi.
Secondo alcune voci raccolte in ambienti sindacali, ci sarebbero almeno due imprenditori che sono andati in fabbrica a Pescarenico per capirne funzionalità e tecnologia. Potrebbero essere due imprenditori interessati ad acquistare il Tubettificio europeo, mentre altri si sarebbero mostrati disponibili a considerare l’acquisto delle linee di produzione, in particolare quelle delle bombolette con i diametri più grossi.
Ricordiamo che sono 108 gli ex dipendenti del Tubettificio ora in mobilità. E che, il 19 luglio scorso, erano state aperte le buste con le offerte di affitto della fabbrica di Pescarenico. Le due offerte pervenute erano state giudicate non sufficienti dal giudice. L’affitto del ramo d’azienda, avrebbe consentito di far ripartire in tempi rapidi la produzione. Si ipotizzava che nella fase di avvio potesse essere impiegata una ventina di lavoratori, con successivo incremento degli organici.
Il mancato affitto allunga tutti i tempi. E, come più volte ricordato dai sindacalisti che seguono la vertenza (Mauro Castelli della Fiom, Giovanni Gianola della Fim e Enrico Azzaro della Uilm), più passa il tempo e più complicato diventa la ripartenza produttiva.
Nell’ultimo periodo, nella fabbrica di Pescarenico lavorano due-tre persone per mettere in salvaguardia e sicurezza gli impianti, e per qualche intervento di manutenzione.
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