Travolto in bici sulla statale 36
Non ce l’ha fatta a Prata
Lavoratore indiano era rimasto ferito martedì. L’ospedale di Lecco ha decretato la morte cerebrale.
Non ce l’ha fatta Kumar Amandeep, il giovane indiano investito da un’auto martedì sera sulla statale 36 a San Cassiano. Sabato sera i medici della rianimazione di Lecco hanno accertato la morte cerebrale, dopo averlo operato subito dopo il ricovero. Non c’è stato quindi nulla da fare perché l’impatto con il pick up e il volo di alcune decine di metri sono stati troppo pesanti.
Sabato per il paziente, che era nato nel 1986 e lavorava per un’azienda agricola della zona, le speranze di assistere a un miglioramento delle sue condizioni si sono esaurite.
Kumar Amandeep, nel momento in cui è stato investito, stava camminando sulla strada dello Spluga in un tratto privo di illuminazione e spingeva una bicicletta. Secondo quanto accertato dai carabinieri del Norm della Compagnia di Chiavenna guidata dal capitano Daniele Gandon, l’uomo non indossava indumenti catarifrangenti e sulla vecchia mountain bike non aveva né luci, né efficaci placchette capaci di riflettere la luce dei veicoli. Il conducente della vettura, proveniente da Chiavenna, non ha quindi avuto modo di vederlo e l’incidente è stato praticamente inevitabile. Pochi minuti prima dello scontro, secondo quanto riferito ai soccorritori da alcuni cittadini, vari automobilisti avevano schivato a fatica il ciclista indiano, all’altezza di San Cassiano. Nei pressi della deviazione per Gordona, purtroppo, è stato travolto. Il ferito è stato subito soccorso dai sanitari del 118 e trasportato alla piazzola dell’elisoccorso di Mese con un’autoambulanza. Poi è stato caricato sull’eliambulanza della base di Villa Guardia in provincia di Como e trasportato all’ospedale di Lecco.
È stato fatto tutto il possibile, insomma, per prestargli le cure migliori. La presenza di cittadini stranieri che pedalano, anche nelle ore notturne, sulle principali strade della Valchiavenna per tornare a casa dopo il lavoro rappresenta un reale problema per la sicurezza degli stessi ciclisti. Non si tratta del primo incidente che vede coinvolti lavoratori provenienti da Paesi del Sud del mondo. Basterebbe poco per risolvere questo problema.
In varie province lombarde, da Como a Pavia, alcune associazioni di volontariato si sono date da fare per raccogliere pettorine da consegnare ai ciclisti stranieri, in modo da renderli visibili e contribuire alla riduzione del rischio di incidenti dalle conseguenze gravissime. Questa vicenda, ieri, ha raccolto anche l’attenzione dei rappresentanti territoriali per la sicurezza sul lavoro. «Siamo vicini ai familiari, ai colleghi e ai connazionali di questo giovane lavoratore, conosciuto in paese come molto serio nella sua attività - ha sottolineato ieri sera il sindaco Davide Tarabini -. Purtroppo la sua scomparsa mette al centro dell’attenzione la questione della sicurezza di questi lavoratori. Auspichiamo che si possano definire delle soluzioni efficaci».
© RIPRODUZIONE RISERVATA