Sondrio, una provincia che invecchia
più che il resto della Lombardia

Anche redditi e assegni delle pensioni sono inferiori alla media regionale, il lavoro è sempre più povero e il gender gap è particolarmente accentuato a discapito delle donne. Sono i dati del Rendiconto sociale provinciale 2023, elaborato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale

Una provincia che invecchia più che il resto della Lombardia, dove anche redditi e assegni delle pensioni sono inferiori alla media regionale, dove il lavoro è sempre più povero e in cui il gender gap è particolarmente accentuato a discapito delle donne, ma anche un territorio in cui a fronte del peggior tasso di disoccupazione lombardo insieme a Como - «dato drogato dalla presenza dei frontalieri» - quello di inattività non è così tragico. È il Rendiconto sociale provinciale 2023, elaborato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale presentato ieri mattina alla sala Besta della Banca Popolare di Sondrio, a raccontare le caratteristiche del territorio. Un documento che attraverso i numeri delle attività e dalle prestazioni erogate fornisce, come ha infatti sottolineato il direttore Edoardo De Riu «una significativa chiave di lettura della condizione sociale ed economica del territorio». Il lavoro, organizzato in dieci macro capitoli corredati dai relativi dati - panorama sociodemografico, andamento del mercato del lavoro, entrate contributive, utilizzo degli ammortizzatori sociali, mondo delle pensioni e delle prestazioni, relazioni con l’utenza, organizzazione le risorse umane, stato del contenzioso e patrimonio a reddito - prova a dipingere il quadro della realtà valtellinese consentendo anche di intuire i trend su cui orientare i progetti futuri e le scelte politico amministrative.

Uno scenario a tinte a tratti fosche, a partire dall’andamento demografico a saldo costantemente negativo: -952 nel 2022 contro il -220 del 2012. «Siamo davanti a una provincia che sta invecchiando più del resto del territorio lombardo - ha esordito Cecilia Rizzi, responsabile dell’Agenzia dei flussi contributivi dell’Inps - e dove quindi cambiano le esigenze. Il fenomeno emigratorio, in linea con il dato regionale, ci dice che perdiamo giovani capaci; quello immigratorio, nonostante la percezione della comunità, è inferiore rispetto al resto della Lombardia». Il risultato è che ci sono sempre meno persone in età da lavoro. Il mercato del lavoro dal canto suo nel 2023 mostra un saldo in pareggio tra assunzioni e cessazioni sulla scia della ripresa post Covid in cui le aziende hanno ripreso ad assumere. Ma sempre più spesso si tratta di occupazione povera.

«I dati ci dicono che a fronte di 4.500 assunzioni a tempo indeterminato - ancora Rizzi -, se ne contano complessivamente più di 23mila tra tempo determinato (7.795), stagionale (9.984), in somministrazione (1.686) o a intermittenza (3.777). Con le conseguenze del caso, ovvero un minore introito di contribuzione per l’istituto, ma anche un maggior esborso per il pagamento di indennità di disoccupazione».

Non a caso il numero delle domande di disoccupazione in provincia, come ha sottolineato il direttore De Riu, è elevatissimo rispetto al resto della Lombardia - più di Lecco e un terzo quasi più di Lodi proprio per presenza della Svizzera, per la stagionalità dei rapporti nelle zone turistiche e per i rapporti instabili nel resto della Valle.

Particolarmente allarmante, come non ha stentato a definirlo Rizzi, il dato relativo alla redditività pro capite. Le retribuzioni settimanali del settore privato per i lavoratori comunitari sono pari a 565,6 euro contro i 680,414 euro della media lombarda con un gap particolarmente pesante a carico della componente femminile la cui retribuzione settimanale è mediamente di 473,2 euro. «Per capirci - ha sottolineato Rizzi - la media regionale maschile è di 740 euro. Significa che una donna in Valtellina guadagna 1.200 euro al mese in meno di un lombardo. La differenza sostanziosa tra reddito femminile e maschile esiste ovunque, ma in provincia di Sondrio esiste di più».

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