Cronaca / Lecco città
Mercoledì 23 Dicembre 2020
Si riammala soltanto
un positivo su cinquanta
La ricerca Uno studio del Manzoni di Lecco con i colleghi di Pavia e Piacenza sui 1500 medici e infermieri contagiati durante la prima ondata
Chi ha preso il Covid ha il 98% di probabilità di non riprenderlo, almeno per qualche mese dall’infezione. Una speranza che viene dall’ospedale Manzoni di Lecco per uno studio, ancora a livello sperimentale, condotto insieme al Policlinico San Matteo di Pavia (capofila) e all’ospedale di Piacenza. Il Policlinico, poi, insieme al Karolinska Institute di Stoccolma, in un recentissimo studio, ha scoperto che le cellule memoria del Covid, ovvero quelle che si “ricordano” che il corpo è stato attaccato dal virus, mantengono questo ricordo per almeno 6-8 mesi dall’infezione. Il che non vuol dire che sia così “breve” il tempo durante il quale le nostre cellule si ricordano del Covid, ma che, essendo il tempo di osservazione durato massimo da febbraio, questo è quanto si è potuto notare dopo che i malati sono guariti.
Meno di uno su cinquanta
La risposta immunitaria, insomma, dura nel tempo e non per pochissime settimane. Ma la cosa più importante, è che proprio dal Manzoni di Lecco, oltre che dal Policlinico San Matteo e dall’ospedale di Piacenza, vengono gli esiti preliminari di uno studio che ci direbbe che la probabilità di ri-contagio del virus è bassissima: appena l’1,8 per cento.
Lo confermano anche dal Policlinico San Matteo, mentre dal Manzoni ieri non è arrivata nessuna conferma nonostante le nostre richieste e nonostante gli stessi dati siano stati commentati non solo da “La Provincia” ma anche da Milena Gabanelli su “La7”: «Lo studio – spiegano dal policlinico pavese – conferma questo dato ma è ancora allo stadio preliminare. È stato appena ultimato dal nostro dipartimento di virologia», ci fanno notare dall’ufficio stampa del Policlinico San Matteo.
Ma preliminare o meno che sia, non c’è dubbio sul dato matematico: i tre ospedali, infatti, hanno tenuto conto di quanti, tra il personale sanitario, hanno contratto la malattia durante la prima ondata e quanti si sono poi riammalati durante la seconda (ancora in corso). E hanno scoperto che su 9.610 operatori sottoposti al test sierologico a maggio sono risultati positivi in 1.460 (15,2 per cento). Ma il dato interessante è questo: dei 1.460 operatori sanitari risultati positivi nella prima ondata, si sono reinfettati in queste settimane solamente 27 e di questi 18 erano asintomatici. L’1,8 per cento, appunto. Pochissimi. Il che vuol dire che una volta che hai preso il Covid e l’hai superato, la probabilità di rifarlo (a distanza almeno di pochi mesi) è bassissima.
Non solo: lo studio preliminare mette in evidenza il fatto che degli 8.150 risultati invece negativi al test durante la prima ondata, si sono contagiati in 540 (ovvero il 6,6%). Una percentuale inferiore alla metà rispetto alla prima ondata, segno che, nel frattempo, negli ospedali di Lecco, Pavia e Piacenza, si sono messi in atto percorsi differenziati Covid/No Covid efficaci e che i dispositivi di protezione individuale hanno funzionato.
Gli sviluppi
Gli sviluppi di queste scoperte, però, aprono scenari di grande speranza: il vaccino anti Covid ha un’efficacia, da confermare, intorno al 90% (quello per l’influenza del 70-80 per cento, per intenderci). Aver fatto la malattia, rende “sicuro” il 98 % degli ex malati di Covid dal riprenderlo. Applicando un sillogismo, viene facile capire che, essendo stati più di un milione i malati di Covid che sono guariti, questi già potrebbero essere lasciati “liberi” di girare. Come pure i futuri vaccinati. Si è sempre parlato di un possibile “patentino Covid free” per lo spostamento delle persone. Ma con i tamponi non se ne veniva a capo (uno poteva farlo, risultare negativo e infettarsi un minuto dopo), mentre con questi dati in mano, tutto sembrerebbe più facile. È questa la nuova frontiera della liberazione dal Covid?
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