Cronaca / Lecco città
Giovedì 22 Febbraio 2018
Sette paesi in un’associazione
Les Cultures compie 25 anni
L’anniversarioIl 19 febbraio del 1993 nove soci fondarono il sodalizio
«Abbiamo anticipato i tempi, l’immigrazione non è emergenza ma risorsa»
L’associazione Les Cultures compie 25 anni. Fondata il 19 febbraio del 1993, da un quarto di secolo opera con assoluta determinazione perché la convivenza civile tra le diverse culture sia occasione di crescita.
Tre presidenti
Questo compleanno è stato ricordato ieri in una conferenza stampa in cui erano presenti i tre presidenti succedutisi in questi anni, da Corrado Valsecchi, primo presidente e fondatore dell’associazione ad Anna Anghileri, oggi presidente onorario, fino a Giorgio Redaelli attuale presidente in carica. Accanto a loro, alcuni soci fondatori, tra cui, Raouf Gharbia ,Mamadou Diagne, Schadrac Musoni, Gabriel Kalonji, Max Djossou e Mohamed Ghonim. Tutti attorno a un tavolo che rappresentava ben dodici nazionalità. La sintesi perfetta di un’associazione nata grazie a nove soci di sette paesi diversi. «Les Cultures – ha detto Giorgio Redaelli – è stata un’associazione che ha anticipato i tempi e ancora oggi lavora nella radicata convinzione che l’immigrazione non sia un’emergenza, bensì un aspetto strutturale che si può trasformare in una grande opportunità». Delle origini di Les Cultures ha parlato Corrado Valsecchi: «Con altri amici abbiamo fondato questa associazione ma va dato atto a chi ha proseguito in questo cammino di essere stato capace di interpretare i tempi.
Progetti in evoluzione
Les cultures oggi, in un periodo in cui c’è un razzismo pesante, deve tenere alta la vigilanza e continuare a veicolare la convivenza civile nella comunità». Anna Anghileri, dal canto suo, ha voluto sottolineare l’effervescenza dei primi anni e l’evoluzione dell’associazione che oggi lavora su progetti. Non è mancato anche un ricordo per Daniele Scaramelli, scomparso due anni fa. Infine, Maria Grazia Zanetti, segretaria dell’associazione, ha parlato del presente: «Oggi lavoriamo cercando di dare risposte ai bisogni vistosi ma lo facciamo con lo sguardo lungo di chi usa il cuore ed il cervello e non la pancia. Così sono nate le prime esperienze di mediazione culturale in Ospedale a Lecco e ci stiamo occupando delle seconde generazioni, quei nuovi italiani che vanno aiutati nel processo di costruzione di sé».
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