«Senza professionali mancano addetti»

Mercato del lavoro. Piero Dell’Oca, presidente dell’Api, commenta con amarezza la chiusura del corso meccanici. «Noi fatichiamo a trovare personale, ma le istituzioni sembrano disinteressate a intervenire sull’orientamento».

«La chiusura dei corsi delle professionali è una sconfitta, perché noi investiamo, ma non c’è la manodopera». La mancata attivazione del corso di meccanica al Caurga non lascia indifferenti i rappresentanti delle imprese, a cominciare dall’Api, associazione che con il presidente Piero Dell’Oca ha messo in risalto in più occasioni l’assenza di candidati preparati per il settore metalmeccanico. «Quanto avevamo sottolineato l’anno scorso rimane una questione attuale - spiega il titolare della Tecnofar di Gordona e Delebio, società che è cresciuta sia in termini di occupazione, sia di sviluppo tecnologico -. La carenza di personale qualificato è sempre un problema molto rilevante per le aziende, con il quale ci confrontiamo tutti i giorni».

Secondo l’Api manca la volontà, da parte delle istituzioni, di collaborare e di portare avanti progetti concreti che coinvolgano scuole e famiglie. Queste considerazioni si basano anche su un esempio concreto. Recentemente a Lecco una multinazionale ha proposto di realizzare investimenti molto significativi e un percorso dedicato alla scuola, «per offrire agli studenti opportunità formative e tecnologie all’avanguardia». «La stessa proposta è stata rivolta alle istituzioni scolastiche a Lecco e a Sondrio: nel primo caso è stata recepita in un batter d’occhio, qui invece non se n’è fatto niente», sottolinea con amarezza Dell’Oca. «Come imprese si sta facendo di tutto per fare capire ai ragazzi e alle loro famiglie che lavorare in fabbrica non è un disonore e che il massimo della tecnologia la si incontra e vive nei laboratori. Il venire a mancare dei corsi negli istituti professionali è una sconfitta».

Al Caurga le iscrizioni a quello dei meccanici erano solo quattro. Un numero irrisorio se paragonato alle richieste delle imprese, da quelle con più di cento dipendenti alle piccole officine, come confermano anche alcune recenti statistiche. «Ad esempio con Quota 100 ci sono stati vari pensionamenti e sostituire coloro che se ne vanno è molto complicato - aggiunge Dell’Oca -. Le aziende potrebbero essere costrette ad assumere decisioni importanti, per operare in zone dove c’è manodopera adeguata. Se qui non c’è l’ambiente ideale per crescere, bisognerà rivolgersi ad altri territori. Attrezzisti, tecnici ed elettricisti sono figure che tutti cercano, ma non si trovano e come se non bastasse da noi c’è anche la concorrenza svizzera».

L’anno scorso, dopo l’annuncio della mancata attivazione del corso per meccanici, rappresentanti delle istituzioni scolastiche sondriesi e amministratori locali della Valchiavenna si erano seduti al “tavolo sull’orientamento”. Ma dopo dodici mesi la situazione è identica a quella del 2019. Non c’è alcun pregiudizio verso i licei sportivi e musicali, insomma, ma il mercato del lavoro richiede anche e soprattutto altro. «È più facile che i ragazzi trovino sbocchi nelle aziende del manifatturiero, il rapporto è di uno a cento - ribadisce Dell’Oca -. Bisogna capire che lavorare nelle nostre imprese vuol dire avere a che fare con software e macchinari all’avanguardia, che hanno bisogno di operatori competenti. Servono figure di questo tipo. Altrimenti l’industria italiana si rivolgerà a quei Paesi dove il capitale umano non manca».

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