Sei lecchesi su dieci scelgono di essere cremati

Dopo le festività dedicate ai nostri cari estinti, è il momento di fare i conti. E si scopre così che quasi sei lecchesi su dieci, o più precisamente il 63 per cento dei lecchesi, sceglie, come sua ultima volontà, di essere cremato, alla fine dei propri giorni. Un trend sempre più in crescita. Nel 2018 le autorizzazioni alla cremazione riguardavano il 53% dei defunti, nel 2021 il 60% dei defunti e nel 2024 ben il 63% dei defunti (dato a settembre). “La richiesta è in crescita anche se il balzo è stato registrato dal 2018 al 2021 – spiega l’assessore ai servizi cimiteriali Roberto Pietrobelli -. Ora rimane in crescita ma abbiamo raggiunto il plateau. Prima eravamo appena al di sopra del cinquanta per cento, mentre siamo balzati a più del 60 per cento. E ora siamo al 63 per cento”.

E di 600 defunti circa l’anno del capoluogo, circa 360-370 vengono cremati. “Una parte di questi scelgono di portare le ceneri al camposanto e affiancarle alle tombe già esistenti. Ai parenti viene consegnata un’urna con le ceneri del defunto. Il peso delle ceneri cambia da persona a persona in ragione del peso specifico delle ossa, comunque varia mediamente tra i 2 e i 3 chili. Circa 14/15 urne cinerarie su cento vengono affidate ai parenti per la dispersione. La dispersione, secondo l’ultima versione della legge regionale, viene autorizzata dall’ufficio cimiteri comunale secondo la volontà manifestata dai parenti con la raccomandazione che le ceneri non possono essere disperse nei centri abitati ma in spazi aperti, nei mari, nei laghi e nei fiumi purché avvenga in tratti liberi da natanti e manufatti”. Una regola di cui si intuisce il senso ma un po’ bizantina nella sua espressione. “Solamente 5 urne su cento vengono depositate negli ossari comuni. Le restanti 80 urne cinerarie vengono tumulate nei cimiteri utilizzando le concessioni già in essere (affiancate a tombe o colombari esistenti) oppure in cinerari ed ossari di nuova concessione”.

Con il nuovo piano regolatore cimiteriale arriverà il giardino delle rimembranze, ovvero “un acciottolato con uno zampillo d’acqua in un’aiuola, di pietrisco, di solito ciottoli di fiume, in cui si potranno disperdere le ceneri. Il corso d’acqua creato dalla fontana raccoglierà le ceneri che saranno dilavate e si disperderanno nel terreno”, spiega ancora l’assessore Pietrobelli. Questo perché in teoria non si potrebbero disperdere le ceneri altrove o comunque in zone abitate. “Naturalmente – spiega Pietrobelli - non sapremo mai che cosa ne faranno i famigliari. Se terranno le urne sopra il caminetto in un vaso oppure se andranno in cima al Resegone per disperderne le ceneri. Di sicuro in futuro, oltre al giardino delle rimembranze, sarebbe bello poter dedicare un luogo specifico sul lago e uno in montagna, dove poter disperdere le ceneri del tutto “legalmente”.

Purtroppo le cremazioni non saranno mai fatte a Lecco. Un forno crematorio purtroppo non si potrà fare. “Né ora né mai. L’unico spazio possibile come noto, avrebbe richiesto due forni crematori e avere uno spazio di almeno mille metri quadri per la gestione dei mezzi e il carico/scarico, con sala del commiato. Il motivo discriminante, però, del ritiuto della concessione da parte di Ats è che sarebbe stato, a Castello, troppo vicino alle abitazioni, a scuole, asili… Ma soprattutto nel tempo hanno costruito all’interno dello spazio cimiteriale di competenza. E quindi non si può più fare niente perché negli anni 60-70 non vennero fatte rispettare le distanze. E per questo non si potrà fare nulla anche perchè il forno crematorio deve essere all’interno di un cimitero già esistente. Non ne creeremo altri oltre ai sette già esistenti, per cui non vedo questa possibilità”.

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