In provincia di Lecco, al 1° gennaio 2024, risiedevano 27.717 cittadini stranieri, che alla fine del 2021 erano 25.990. A questi vanno però aggiunti altri 10.702 residenti di origine straniera ma con cittadinanza italiana. Va contata quindi la popolazione con background migratorio, che è il 40 % in più e per il 30 % è già cittadina italiana: i residenti immigrati con cittadinanza straniera erano il 58,8 % (21.570), mentre in provincia risiedono 7.279 persone di origine straniera ma nate in Italia. Cioè i residenti che hanno origine straniera ma sono radicati sul territorio per nascita o cittadinanza erano ben 15.122, il 41,2 % del totale. Il concetto di “seconde generazioni” è spesso al centro del dibattito politico e sociale, ma cosa significa realmente? Nel corso del 2024, i Comuni del territorio, grazie al sostegno di Fondazione Comunitaria del Lecchese e, in particolare, del Fondo Aiutiamoci, in partnership con tanti enti che lavorano quotidianamente con minori, giovani e migranti, hanno deciso di approfondire lo studio del fenomeno, per avere una rappresentazione scientifica e condivisa, basata su un sondaggio al quale hanno partecipato oltre 2.000 studenti e corredata dal racconto di alcune decine di storie di vita di giovani con background migratorio.
L’obiettivo è quello di progettare al meglio interventi sulle comunità, per alimentare processi di integrazione e di pari accesso alle opportunità, a vantaggio di tutti i cittadini che abitano in provincia. Gli esiti della ricerca, dal titolo “I giovani con background migratorio tra vincoli e opportunità”, che ha visto un’importante analisi di dati ma anche interviste in profondità, sono stati durante un convegno organizzato il 16 gennaio presso gli spazi di Officina Badoni. La ricerca, condotta dai due ricercatori Simone Bertolino e Albino Gusmeroli, analizza i dati della popolazione giovanile di “nuova generazione” su tutto il territorio della provincia, comparandola con dati a livello regionale e nazionale, sollevando alcune considerazioni sulla loro presenza anche in relazione ad età e genere. Ma non si tratta di soli numeri: la ricerca vuole provare a rappresentare la grande diversità che alberga sotto l’apparente omogeneità della realtà delle seconde generazioni, anche in relazione a grandi temi come quello della lingua, della religione, della scuola e dell’orientamento al mondo del lavoro.
Oltre alla ricerca, durante il pomeriggio i partecipanti al convegno sono stati invitati a sollevare lo sguardo dal locale al nazionale, grazie all’intervento di Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle migrazioni all’Università degli studi di Milano. In ultimo, c’è stato il modo di confrontarsi e aprirsi ad ulteriori riflessioni grazie a un momento di testimonianza di tre studenti, Sara El Fikey, Ratul Ali e Pablo Bonanno, che hanno raccontato sogni e prospettive alla luce del proprio background migratorio.
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