Scritte a sostegno dell’anarchico Cospito a Sondrio e Morbegno, in due a processo

Nei guai sono finiti un 69enne e una 31enne di Sondrio per i quali il pm Giulia Alberti ha chiesto la condanna a cinque e quattro mesi. La sentenza il 16 maggio

Sondrio

Nella notte dell’11 gennaio di due anni fa scritte inquietanti apparvero sulle mura della Casa circondariale di via Caimi, a Sondrio, nella galleria che conduce al Centro commerciale Iperal sempre nel capoluogo valtellinese e sulle pareti di un istituto di istruzione superiore a Morbegno. Si trattava di scritte chiaramente riconducibili alla vicenda-Cospito, all’epoca ristretto in carcere in regime di detenzione dura. “Se muori ti vendicheremo. Cospito libero dal 41 bis”, una delle scritte con accanto una A cerchiata che riportava all’ambito anarchico. Come altre ne apparvero, a quei tempi, in mezz’Italia.

Ma chi erano stati gli autori in Valtellina? Fu fatta un’indagine su quei fatti? Si trattò di una semplice bravata oppure dell’azione di qualche personaggio degno di maggiore attenzione investigativa? Si apprende ora, a distanza di oltre due anni, che non solo l’indagine fu disposta dalla Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, ma che chi indagò è risalito ai presunti responsabili oggi a processo, ma di cui non si è mai saputo nulla perchè per i reati di cui sono accusati è prevista la semplice citazione diretta, senza il filtro dell’udienza preliminare.

A indagare per gli episodi di Sondrio è stata la Digos della questura di Sondrio, al tempo diretta dal dottor Niccolò Battisti, mentre per quelli di Morbegno i carabinieri della locale caserma, agli ordini del luogotenente Antonio Sottile con i colleghi del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dell’allora comandante Battista Ellena. Il magistrato titolare dell’inchiesta, Giulia Alberti, dispose anche delle perquisizioni domiciliari che portarono gli investigatori a rinvenire e sequestrare negli alloggi passati al setaccio alcuni volantini di chiara matrice anarchica, ma vennero analizzati a fondo pure i cellulari dei due sospettati e, inoltre, furono analizzate le immagini registrate di alcune telecamere dei sistemi di videosorveglianza che avrebbero avvalorato la tesi accusatoria sugli spostamenti, in auto, la notte delle scritte, così da provare la loro responsabilità.

Nei guai sono finiti un operaio specializzato classe 1956 e un’assistente sociale classe 1994, entrambi residenti a Sondrio, che nell’ultima udienza hanno reso spontanee dichiarazioni leggendo una sorta di comunicato che faceva riferimento alla pesantezza della carcerazione al 41 bis. I loro avvocati, Margherita Pelazza e Benedetto Ciccarone del Foro di Milano, in un’aula abbastanza gremita di pubblico di amici dei due imputati giunti da Lecco, hanno chiesto l’assoluzione per i loro clienti contestando che quel giorno fossero stati loro ad avere utilizzato l’auto per gli spostamenti e ad avere effettuato le scritte sui muri.

Il pm Giulia Alberti, invece, ha chiesto la condanna a cinque mesi per il 69enne e a quattro mesi e venti giorni per la 31enne, ritenuta colpevole di un episodio in meno. Gli episodi complessivamente contestati sono otto, la maggior parte dei quali a Morbegno. Per quelli al carcere anche il pm ha chiesto l’assoluzione, in quanto dai filmati non sono nitidamente riconoscibili gli imputati. E va, inoltre, detto che il reato inizialmente formulato di danneggiamento è stato derubricato in quello meno grave di imbrattamento. Un giudizio maturato in base al valore del bene e all’entità del deterioramento e utilizzabilità, valutando più che altro il grado di deterioramento del bene e la diminuzione del suo valore.

I legali, infine, hanno posto il dubbio sull’utilizzabilità dei tabulati alla luce del fatto che la condanna è stata chiesta per un reato meno grave. Il prossimo 16 maggio quando la giudice Giulia Estorelli pronuncerà la sentenza si saprà se la loro istanza è stata accolta oppure no.

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