Sanità, riduzione delle liste d’attesa?
A Lecco il piano è pronto, ma tradurlo
in realtà non sarà facile

Michele Brait, direttore generale di Ats Brianza, parla di forze in campo, risorse finanziarie, tempi di attuazione del programma

Riduzione dei tempi d’attesa? Il piano è pronto. Ma tradurlo in realtà è un compito particolarmente difficile. Michele Brait, direttore generale di Ats Brianza, parla di forze in campo, risorse finanziarie, tempi di attuazione del piano. Ne esce un quadro intricato, fatto di 61 milioni di euro messi in campo, di risorse anche private richieste ma che, però, si devono ancora individuare. Insomma, un lavoraccio. Neanche Brait si può spendere sul fatto se si riuscirà davvero a proporre al territorio lecchese quasi 140mila prestazioni, tra visite ed esami, entro dicembre.

I piani operativi presentati dalle Ats coinvolgeranno, in Lombardia, 60,95 milioni di euro già previsti da aprile con apposita determina di giunta regionale. Nel dettaglio, sono destinati 40,95 milioni agli erogatori pubblici e 20 per gli erogatori privati accreditati a contratto. Per “arruolare” i privati, poi, sono state predisposte manifestazioni di interesse rivolte agli erogatori privati accreditati a contratto e a quelli accreditati non a contratto interessati a stipulare accordi contrattuali per l’acquisto di prestazioni aggiuntive per il recupero delle liste di attesa. Il tutto da erogarsi entro il 31 dicembre 2024. Cosa interessante è che nel nostro territorio Regione Lombardia e Ats Brianza hanno già provveduto a definire i volumi di attività con Asst Lecco e le altre aziende del territorio e così «nelle prossime settimane – spiega Brait - sarà pubblicata la manifestazione di interesse per i privati in modo da raggiungere l’obiettivo generale che Regione Lombardia aveva definito nel complessivo piano di riduzione dei tempi di attesa. Per il loro miglioramento i volumi definiti con Asst Lecco sono pari ad un incremento dell’8 per cento rispetto alla produzione del 2023». Il che parla chiaro in merito alla ripresa di produttività dell’azienda socio sanitaria lecchese: 136.100 prestazioni su più di un milione e mezzo di prestazioni erogate dal sistema sanitario pubblico lecchese.

Però anche a Lecco il Pngla (piano nazionale di governo delle liste di attesa) dovrà portare a dicembre 2024 gli ospedali lecchesi ad aver adempiuto alle proprie quote-parti di prestazioni. Il che non è affatto un compito facile. In controtendenza con il resto di regione, però, saranno più le prestazioni pubbliche rispetto a quelle private: «Nel territorio di Ats Brianza – spiega infatti il direttore di Ats - i volumi complessivi di prestazioni richieste, calcolate per l’intero anno, risultano essere superiori per i pubblici rispetto ai privati, come nello storico del nostro territorio; le prestazioni di prime visite e di diagnostica oggetto del Pngla sono un set specifico di prestazioni ambulatoriali, critiche per tempi di attesa e monitorate a livello nazionale e non rappresentano tutte le prestazioni erogate». Brait spiega anche che, per le note difficoltà di reperire medici di radiologia e tecnici di laboratorio (all’ospedale di Lecco), «la capacità produttiva degli enti privati accreditati supera quella degli enti pubblici per la diagnostica per immagini, mentre è inferiore per le altre prestazioni ambulatoriali».

Di sicuro però, come da noi sottolineato, ci sono criticità innegabili: «Nell’ ambito della assegnazione degli obiettivi di volume agli enti - ammette Brait - sono emerse criticità per alcune prestazioni (ad es. visita oculistica e dermatologica) per le quali gli stessi hanno dichiarato carenza di personale». Insomma, oculistica e dermatologia segnano il passo e non è un caso che siano tra le prestazioni insieme più richieste e più numerose da recuperare.

Ma come si può sperare che Ats e Asst riducano le liste d’attesa con questo piano proprio in estate, a ranghi ulteriormente ridotti, quando non ci sono riuscite finora? Brait non si nasconde:«Il governo delle liste di attesa è un processo complesso; le azioni che vi concorrono agiscono su ambiti differenti. Le regole di sistema di Regione Lombardia prevedono tra le altre, a titolo di esempio, il coinvolgimento della medicina territoriale, la presa in carico del paziente cronico, l’integrazione delle informazioni dei flussi informativi con dettaglio delle prestazioni in solvenza, lo sviluppo di dashboard di monitoraggio, il contrasto del no-show. Quindi l’incremento dei volumi è solo un’azione all’interno di un piano più complesso che va ad agire su varie fasi del percorso di presa in carico».

Tradotto: Regione sta cercando di rendere più appropriate le prescrizioni raccomandando ai medici di medicina generale di prescrivere solamente esami e visite pertinenti e necessarie, monitorando anche quelle «a pagamento» (in solvenza), e monitorando tutto il percorso prescrittivo, per contrastare le mancate presentazioni (no show) dei pazienti per esami che, evidentemente, non erano davvero necessari.

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