«Rivoluzione digitale? Ben venga, ma il nodo in Valle sono strade e Internet»
Api in assemblea oggi a Lecco e per Dell’Oca è tempo di bilanci: «Più ordini, ma troppa burocrazia. Con le palle al piede è dura salire sul treno della ripresa»
«Ben venga la rivoluzione digitale, ma in Valtellina ci sono anche altre priorità da affrontare. E il lavoro dell’Api può essere prezioso per supportare le aziende». Oggi l’Api si riunisce a Lecco per l’assemblea annuale delle imprese delle due province che compongono la sezione: quella della città dove ha sede l’associazione e quella valtellinese e valchiavennasca. L’appuntamento costituisce, da tre anni, una preziosa occasione per riflettere sull’andamento dell’industria locale e sui cambiamenti in atto.
Lo confermano le parole di Piero Dell’Oca, rappresentante delle circa venti aziende sondriesi dell’Api e titolare di Tecnofar, brillante esempio di società metalmeccanica che cresce e innova operando nell’area industriale di Gordona. Finalmente sembra che la parola ripresa sia condivisa da vari analisti e rappresentanti di categoria. «Sì, effettivamente stiamo assistendo a una nuova fase dal punto di vista degli ordini, ma c’è sempre la cronica difficoltà della forte burocrazia. Ben venga la digitalizzazione, ma con tutte queste palle al piede alle aziende è difficile salire sul treno della ripresa. Quella dell’innovazione connessa all’informatica, che abbiamo messo al centro del dibattito odierno, è un’idea eccezionale. Poi per ottenere l’autorizzazione a posizionare i cavi della fibra ottica - mi riferisco a Gordona - servono otto mesi d’attesa. Sappiamo quali sono le condizioni delle nostre strade e le connessioni. Nelle gallerie non solo non funzionano come dovrebbero le reti mobili, ma non si può neanche ascoltare la radio, nel 2017. Altro che Terzo Mondo, ci sono paesi del Sud del mondo più sviluppati di noi. C’è un’amara realtà che si scontra con narrazioni affascinanti. Ecco perché le aziende non investono in Italia. Non ci sono infrastrutture, non ci sono certezze sul fronte della giustizia. Avevamo una chance preziosa come il referendum per spazzare via tanti piccoli centri di potere, invece non l’abbiamo colta, abbiamo buttato al vento un’occasione irripetibile».
Apitech, il percorso dedicato al trasferimento tecnologico di Api Lecco e Sondrio, è stato un progetto di successo, tanto da essere replicato a livello nazionale.
«Le aziende hanno compreso che avere una porta aperta sul mondo della ricerca e dell’università è un’occasione preziosa. Ci sono ricercatori preparati, pronti a entrare nelle società, è un’opportunità che permette di affrontare e superare molti problemi. Il trasferimento tecnologico dipende dalle persone. Non basta acquistare macchine all’avanguardia, magari per sfruttare gli incentivi. Ci vuole capitale umano. Fare I4.0 vuol dire cambiare la visione dell’azienda e la mentalità dell’imprenditore che si apre a un mondo nuovo. Quella in atto è una è una vera rivoluzione. Ogni componente della linea parla con i nostri computer e ogni fase del processo produttivo è gestita da questi software. Oggi possiamo gestire una nostra macchina posizionata nella sede di un cliente francese dai nostri uffici di Gordona: con questa capacità si aprono le potenzialità per lavorare all’estero. È un nuovo modello, che tutti noi dobbiamo comprendere con un cambiamento non solo tecnologico, ma anche culturale».
«In Valtellina, a parte alcuni casi legati ad aziende multinazionali o comunque di rilievo internazionale, ci si occupa soprattutto di prodotti locali che non possono essere considerati globali, perché non ci sono mercati di riferimento di ampio raggio. L’unica speranza è che la provincia di Sondrio divenga attrattiva turisticamente per fare crescere l’economia dei nostri piccoli paesi valorizzando le peculiarità della produzione e dei servizi».
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