Rifugi, svolta Cai : alzati gli affitti e “sfratti” pronti
Dalla sezione milanese svolta sulla gestione. ”Rivolta” a Lecco e in Valtellina: «Non diventino hotel».
Il 2017 si prospetta bollente ad alte quote. I montanari si stanno per rivoltare contro i cittadini. No, non è un romanzo di fine Ottocento, ma la realtà. Gli animi di molti rifugisti del Lecchese e della Valtellina sono in agitazione a causa di una nouvelle vague che arriva dal capoluogo lombardo.
La sezione Cai di Milano proprietaria di 15 rifugi sul territorio italiano, di cui 13 in Lombardia, tre nel Lecchese (Carlo Porta ai Resinelli, Rosalba in Grignetta, Brioschi in Grignone) e dieci nel Sondriese (Gianetti in Val Porcellizzo, Allievi-Bonaccosa in Val Masino, Brasca all’Alpe Coeder, Ponti a Predarossa, Gerli-Porro all’Alpe Ventina, Bignami all’Alpe di Fellaria, Branca al Lago di Rosole, Pizzini in Valle Cedec, Quinto Alpini in Val Zebrù e Casati al Cevedale) ha deciso di intraprendere una nuova strada nella gestione delle loro strutture cercando di far sfruttare economicamente al massimo questi rifugi, diventando così commercialmente appetibili e chiedendo ai gestori affitti molto più alti rispetto al passato.
Ai rifugisti di queste strutture del Cai Milano è stato prima disdetto il contratto, poi gli è stato chiesto di presentare un progetto sulla gestione e quindi hanno avuto risposta. Tra i casi più eclatanti di “sfratto” c’è quello di Mauro Cariboni che da 22 anni gestisce il Rosalba, per lui il 2017 sarà l’ultimo anno in questa struttura. Il gestore del Porta ha dato le dimissioni, altri in Valtellina hanno deciso di lasciare per raggiunti limiti di età.
Da qualche settimana questi rifugisti sono in fermento e alcuni, come Cariboni, hanno parlato della nuova situazione che ha destabilizzato la maggioranza degli appassionati. Fin dalla loro nascita i rifugi fungono da presidio, luogo dove riposarsi, bere un bicchiere di vino e stare in compagnia in quel modo un po’ ruspante, ma sempre affascinante: uno stile ereditato da padri e nonni che la maggioranza di alpinisti e escursionisti non vuole perdere. In questo senso c’è stata subito la levata di scudi in difesa dei rifugisti e della montagna alla vecchia maniera.
Su Facebook la nota scrittrice di libri di alpinismo Mirella Tenderini ha aperto la pagina “Salviamo i rifugi!!!” che conta già centinaia di seguaci che non vogliono che i rifugi vengano trasformati in alberghi perdendo la loro essenza: «Il rifugio deve essere accoglienza – spiega la Tenderini –, il rifugista ci deve poter compare con i guadagni, ma non si può pensare di trasformali in luna park, altrimenti si resta a valle negli alberghi veri. Ho aperto questa pagina per cercare di capire cosa ne pensano i frequentatori della montagna. La maggioranza è contraria, bisogna fare il possibile per non distruggere questa tradizione, non tutto deve diventare profitto esasperato».
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