Cronaca / Lecco città
Lunedì 02 Marzo 2020
Rientra a Londra dal weekend
Lecchese in isolamento
Tommaso Vassena lavora per Zara nella City, dopo alcuni giorni a Lecco è stato invitato a stare a casa
Dopo i mancati sbarchi di turisti lombardi e veneti a Ischia è toccato ad un nostro concittadino essere posto in quarantena per il fatto di essere stato a Lecco; vittima della psicosi da coronavirus è il trentenne Tommaso Vassena che vive e lavora a Londra da sette anni; l’azienda per la quale lavora lo ha inviato presso la sede di Milano per ragioni professionali e poi, al suo ritorno in Gran Bretagna, pur in assenza di sintomi e febbre, lo ha posto in quarantena. Raggiunto al telefono ci racconta la strabiliante vicenda.
Ma andiamo per gradi: Tommaso lavora per Inditex (Zara) come Head del visual merchandiser per lo UK uomo. Come detto, settimana scorsa si è recato in Italia, a Milano, per motivi di lavoro. «Sono arrivato mercoledì- racconta- dovevo lavorare sia mercoledì che giovedì; venerdì, sabato e domenica sono rimasto tra Milano e Lecco con la mia fidanzata e ne ho approfittato per stare con la mia famiglia e con gli amici.
Lunedì mattina sono tornato a Londra con un volo da Orio al Serio. Al momento del viaggio in Italia ho visto molte mascherine e misure precauzionali, in Inghilterra, invece, non c’erano controlli né misure particolari; sono rientrato al lavoro ma dopo tre ore l’azienda mi ha posto in quarantena per via del fatto che ero stato in Italia; hanno istituito questa forma di quarantena da lunedì, martedì in giornata ci aggiorneremo con l’ufficio.
Questa cosa è in atto ed è stata richiesta non a me soltanto ma a chiunque sia stato in Italia negli ultimi giorni. La trovo una cosa piuttosto assurda in generale ma rapportata a me in particolare dal momento che non ho sintomi né febbre; la temperatura basale stamattina era di 35 gradi. A parte questo la percezione mia personale e dei miei colleghi inglesi è che si stia facendo troppo allarmismo e che non ci sia proporzione tra quello che sta succedendo davvero e le reazioni di panico, sproporzionate e da fine del mondo incentivate in larga misura dai media.
Il messaggio che viene veicolato è “prepariamoci al peggio” quando la realtà è un po’ diversa; certo non bisogna sottovalutare ma nemmeno allarmare in eccesso. Per questa ragione non sono preoccupato per i miei familiari che vivono a Lecco. Quello che noto e che mi preoccupa per il nostro Paese è un progressivo isolamento dell’Italia in alcuni casi molto evidente in altri più sottile; qui consigliano agli italiani di auto mettersi in quarantena e altri stati pare abbiano chiuso alcuni voli ».
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