Cronaca / Lecco città
Martedì 19 Ottobre 2021
Reddito di cittadinanza a Lecco
Scoperti settanta imbroglioni
Le somme percepite indebitamente ammontano a mezzo milione
Tra le persone individuate dalla Gdf, anche un condannato per mafia
La Guardia di Finanza di Lecco ha individuato 70 soggetti che risultavano aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza.
Le Fiamme Gialle hanno verificato i requisiti per la legittima percezione del beneficio di una vasta platea di percettori in tutta la Provincia.
Come noto il reddito di cittadinanza è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso, all’atto della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, nonché di ulteriori presupposti di compatibilità (tra i quali la mancanza di condanna definitiva, intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta, e di interdizione dai pubblici uffici).
L’attività è stata svolta sotto la direzione della Procura della Repubblica di Lecco e in costante sinergia e collaborazione con l’Inps di Lecco che ha provveduto immediatamente a revocare l’erogazione del contributo agli indebiti beneficiari.
Il totale delle erogazioni pubbliche indebitamente percepite, per le quali è stata avanzata proposta di sequestro, ammonta a circa 500 mila euro. Se non si fosse avviata questa capillare attività il danno erariale per le casse dello Stato e quindi dell’intera collettività sarebbe stato di oltre un milione di euro.
Sui 70 soggetti individuati, 37 sono di origine extracomunitaria, 30 non hanno il requisito della residenza, 12 hanno una interdizione perpetua dai pubblici uffici, 8 non hanno comunicato di avere un familiare convivente in stato di detenzione, alcuni non hanno indicato tutti i redditi percepiti o vincite a giochi online o il possesso di immobili e auto di lusso, mentre altri sono stati individuati mentre lavoravano in “nero”.
Inoltre è stato scoperto anche il caso di una persona colpita da interdizione perpetua dai pubblici uffici in quanto condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso.
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