Cronaca / Lecco città
Domenica 15 Gennaio 2017
Produzione industriale
Lecco riparte
Numeri incoraggianti, con una crescita dello 0,7% su base mensile e del 3,2% tra novembre 2015 e 2016, Giulio Sirtori, direttore di Confindustria: «Abbiamo ancora margini per recuperare rispetto ai livelli del 2008»
Le industrie lecchesi confermano quanto a livello nazionale mostrano in questi giorni i dati Istat secondo cui in novembre la produzione industriale è cresciuta dello 0,7% rispetto a ottobre e del 3,2% rispetto a novembre 2015. Nei primi undici mesi del 2016 la crescita media è stata dell’1,3%, soprattutto nell’energia (+2,4% mensile e + 10,6% rispetto ai primi 11 mesi del 2015), nei beni strumentali (+0,8% sul mese e +3,9% su base annua) e i beni intermedi (+1,1% mensile e +2.4% sull’anno). A crescere in modo deciso sono la meccanica e la metallurgia, settori tipici del lecchese, e i mezzi di trasporto, che segnano un +4%.
Un nuovo aggiornamento sulle tendenza arriva dai dati del Centro Studi di Confindustria (Csc) riferiti dalla sede territoriale dell’associazione in relazione al mese di dicembre rispetto a novembre. In questo caso si registra una variazione ora leggermente negativa, «in un quadro - ci dice il direttore di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori - che resta di sostanziale stabilità in termini di andamento, previsione e sentiment degli imprenditori. Ma sappiamo bene che la stabilità non basta rispetto a quanto ancora dobbiamo recuperare rispetto ai livelli del 2008».
Nell’ultima indagine congiunturale del Csc infatti in dicembre rispetto a novembre il 44% degli imprenditori indica stabiltà di produzione, il 31% aumento e il 25% rallentamento. Nella domanda il 44% segna stabiltà, il 26% aumento e il 29% un calo. Restano decise criticità per insolvenze e ritardi di pagamento (per il 50% del campione) e una visibilità limitata sugli ordini, «il sintomo evidente - aggiunge Sirtori - di una situazione che non ha ancora imboccato una direzione ben precisa».
Per Sirtori la crescita italiana rispetto a quella di altri Paesi europei «è frenata da una certa instabilità, in un Paese che quando sembra aver intrapreso la strada per riforme auspicate da anni si vede chiedere dei referendum per abrogarle. L’Italia non riesce a spogliarsi di una cultura anti-impresa che la condiziona da decenni, con una parte del Paese per la quale il paradiso equivale a una situazione di occupazione senza imprese».
Si conferma dunque una crescita lenta, ma che da tempo nel Lecchese sta mostrando una certa costanza, anche se continua ad essere a macchia di leopardo con differenze fra i vari settori del metalmeccanico e, in ogni settore, con differenze fra le aziende.
Dal coordinatore del distretto metalmeccanico, Andrea Beri, al presidente del gruppo merceologico metalmeccanico di Confindustria, Antonio Bartesaghi, ai due direttori generali di Confindustria, Giulio Sirtori, e Api, Mauro Gattinoni, arrivano conferme di un dato positivo che se ancora non si porta dietro nuova occupazione.
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