Povertà, dimezzate a Lecco le famiglie che ricevono un sussidio

Nei primi tre mesi di fruizione del reddito di cittadinanza, ovvero marzo, aprile e maggio 2019, i nuclei familiari residenti a Lecco che beneficiarono del sostegno sono stati 323. Nei primi tre mesi di fruizione delle misure che hanno sostituito il reddito di cittadinanza, i nuclei beneficiari sono stati 175. Il dato è emerso l’altra sera durante la commissione servizi sociali in comune a Lecco.

“Dallo scorso primo gennaio – ha spiegato Alice Gritti, responsabile del servizio inclusione sociale del comune – il reddito di cittadinanza è stato sostituito da due provvedimenti. Su 175 beneficiari, ad oggi nella città di Lecco 30 ricevono il supporto per la formazione e il lavoro mentre 145 l’assegno di inclusione”. Il supporto per la formazione e il lavoro è un’iniziativa di competenza del centro per l’impiego, ovvero della Provincia. È destinato a persone tra i 18 e i 59 anni, ha una durata di 12 mensilità complessivi non rinnovabili e ammonta a 350 euro mensili. La sua erogazione, però, è subordinata all’adesione della persona a una delle diverse politiche attive per il lavoro, come dote Gol o servizio civile.

“Mentre il supporto per la formazione e il lavoro è destinato alle singole persone – ha proseguito Gritti – l’assegno di inclusione spetta a nuclei familiari dove è presente una persona in situazione di fragilità, ovvero un minorenne, un disabile, un over 60 o una persona in condizioni di svantaggio sociale. Ha una durata di 18 mesi rinnovabili”. Sui 145 nuclei beneficiari presenti a Lecco, il 44% comprende un’over 60, il 23% un ragazzo minorenne e il 33% un disabile. Si registrano inoltre 17 nuclei monogenitoriali e 20 nuclei con over 60 portatori di una disabilità grave. Infine, il 70% di questi nuclei erano già conosciuti ai servizi sociali. “L’assegno di inclusione – ha aggiunto l’operatrice dei servizi sociali – può essere richiesto solo dai nuclei con un inferiore a 9360 euro annui e un reddito familiare inferiore ai 6mila euro annui. Quest’ultimo requisito taglia fuori tutti quei nuclei con maggiorenni portatori di un reddito da lavoro benché non sufficiente a proteggere dal rischio di povertà”. Un’altra categoria che risulta svantaggiata è quelle delle famiglie con più di tre figli, cosa che accadeva già con il reddito di cittadinanza.

“Inoltre, – ha sottolineato Gritti – un quarantenne da solo, senza lavoro, con due genitori che non fanno parte del suo nucleo familiare non ha la possibilità di presentare l’Isee e questo non gli consente di accedere all’assegno di inclusione o al supporto formazione lavoro. Tuttavia, questa persona, che fino all’anno scorso ha preso il reddito di cittadinanza, potrebbe essere portatrice di disabilità”.

Dopo aver fatto richiesta per l’assegno di inclusione, il nucleo deve sottoscrivere il patto di attivazione digitale. “Entro i 120 giorni successivi – ha concluso la dottoressa Gritti – i beneficiari devono presentarsi presso i servizi sociali per impostare un progetto personalizzato teso a migliorare la condizione di queste persone. Ad oggi l’operatrice che si occupa di questo tema ha già parlato con il 57% dei nuclei. È chiaro che gli oneri per i servizi sociali sono aumentati rispetto al reddito di cittadinanza. Prima una quota più consistente di fruitori della misura si interfacciava con il centro per l’impiego”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA