Cronaca / Lecco città
Domenica 07 Giugno 2020
«Plexiglass tra i banchi?
Un’idea irrealizzabile
meglio fare i turni»
Lecco La proposta del ministro non trova consensi «Servirebbero una montagna di soldi e tanta plastica. Piuttosto alterniamo lezioni in classe e didattica online»
Divisori in plexiglass tra un banco e l’altro: la proposta del ministro Lucia Azzolina non raccoglie consensi, e mentre in rete è una pioggia di battute ironiche, tra gli addetti ai lavori lecchesi emerge tanta incertezza.
«Impensabile per molti motivi, da un lato il plexiglass ha un notevole costo e non sarà possibile trovare tutte le lastre che servirebbero per soddisfare le richiesta di ciascuna scuola. Inoltre da un lato si parla di rispetto dell’ambiente di un uso sempre più ridotto della plastica e poi si va ad incrementare la produzione e l’uso del plexiglass - fa notare Maria Grazia Colombo, dell’Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche -. Questa proposta non regge neppure educativamente con i bambini divisi in “scatole”. E’ necessario il buon senso, si deve lavorare per fare innovazione, e seppur oggi non possiamo sapere quale sarà la situazione che si presenterà a settembre dobbiamo comunque farci trovare preparati».
Un possibile ritorno del virus, non da escludere, costringerà ad altri mesi di didattica a distanza. «E’ necessario iniziare a ragionare per creare dei percorsi d’ingresso in sicurezza e a regole che permettano agli studenti e ai docenti di trascorrere il tempo della scuola - prosegue Maria Grazia Colombo - mancano ancora le linee guida della taskforce di Governo, con indicazioni precise. Riaprire la scuola è complesso, non è come riaprire un supermercato, seppur sia convinta che soluzione si può e si deve trovare».
La “scatola” di plexiglass potrebbe diventare l’alternativa all’uso della mascherina in classe, che ha già suscitato molti dubbi. Permetterebbe di ridurre il distanziamento tra i ragazzi, ora previsto ad almeno un metro, e, soprattutto, di usare in sicurezza i banchi doppi che ci sono ancora in molte aule.
«Un’idea irrealizzabile sul fronte delle tempistiche e sull’organizzazione. Per ogni scuola si spenderebbero sui 30 mila euro - rimarca Carlo Cazzaniga, preside del liceo artistico Medardo Rosso -, e mettiamo che i soldi si trovino pure, il rischio è che si vada a produrre tanta plastica vanificando tutto il lavoro fatto in precedenza contro l’utilizzo della plastica stessa».
L’idea più fattibile resterebbe quella «di creare un programma tra didattica a distanza e lezioni in classe, interscambiate magari su una settimana a scuola e una a casa», prosegue Cazzaniga.
Sul plexiglass tanto amato dal ministro Azzolina sono scettici anche i componenti della commissione istituita al Miur poco più di un mese fa per far proposte sul riavvio della didattica: «Spero sia una soluzione pensata per livelli di emergenza molto alti - diceva in alcune interviste Giulio Ceppi, ricercatore del Politecnico di Milano -. Come commissione, abbiamo suggerito di giocare su tre piattaforme parallele a seconda del rischio. Di fronte al virus ci vuole un modello di didattica dinamico, flessibile non il plexiglass».
Tra le loro proposte c’è anche quella di ridurre l’orario in classe e di accogliere gli studenti anche fuori da scuola per una didattica integrativa in musei, cortili, spazi del demanio. Tante idee che stanno creando confusione e che stanno fornendo una ghiotta occasione ai social, dove il ministro Lucia Azzolina è ormai tra i più bersagliati.
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