Cronaca / Lecco città
Mercoledì 05 Maggio 2021
«Pensioni, serve la riforma
Uscite dal lavoro a 62 anni»
La Cgil: I segretario Diego Riva ricorda che con il sistema contributivo i parametri di calcolo sono cambiati
Mettere mano alle pensioni è una priorità e come tale va affrontata nell’immediato, per evitare che gli scalini diventino sempre più alti e ripidi.
Diego Riva, segretario generale della Cgil Lecco, ne è convinto: «Non è più rinviabile il superamento della legge Monti-Fornero. Se infatti si dovesse mantenere questa impostazione, in futuro le persone rischierebbero di andare in pensione con un’età anagrafica di 70 anni o con 45 di contribuiti versati».
I mezzi per affrontare il discorso, risolvendo il problema, sono disponibili. «È scorretto affermare che le risorse economiche per sostenere una adeguata e giusta riforma previdenziale non ci siano. Non c’è più il calcolo con il sistema retributivo, ma contributivo, quindi chi andrà in pensione prima sarà penalizzato perché il calcolo sarà fatto sul montante economico complessivo più basso. Anche per questo chiediamo di uscire dal mondo del lavoro con meccanismi flessibili dai 62 anni di età, oppure con 41 anni di contributi».
Secondo Riva c’è la necessità di attuare una riforma previdenziale che tenga conto di molti aspetti, tutelando e intervenendo prioritariamente sulle persone più esposte, partendo dai giovani, che «troppe volte si trovano con occupazioni precarie e hanno un percorso lavorativo discontinuo. Questo li porta ad avere penalizzazioni sulla retribuzione quando prestano lavoro e sono penalizzati anche ai fini contributivi».
Fondamentalmente, dunque, c’è bisogno di un nuovo sistema pensionistico «anche per dare maggiori risposte alla manodopera femminile, più danneggiata dall’attuale sistema rispetto a quella maschile. Questo perché le donne svolgono molteplici lavori (come quello di cura) e per il fatto che spesso hanno contratti di lavoro a part time forzato. I loro stipendi, inoltre, sono inferiori del 30% rispetto ai compensi maschili, cosa che porta a una minore contribuzione e a una pensione mediamente più bassa di 918 euro lordi mensili».
In Provincia ci sono 112.869 pensionati, con un assegno medio di 1.129,93 euro. Un anno fa erano 113.533, circa tremila in più del 2010. Si tratta di un terzo della popolazione lecchese, con un compenso che spesso è inferiore ai mille euro. «Per questo dobbiamo mettere in campo un’azione che garantisca ai pensionati la perdita del potere d’acquisto e aumenti la platea di chi ha diritto alla quattordicesima mensilità».
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