Cronaca / Lecco città
Venerdì 29 Luglio 2016
Parini, la Provincia ci ripensa
«Proveremo a non chiuderlo»
Buone notizie per gli studenti della scuola superiore:
il presidente Polano ha incontrato il dirigente scolastico, che ha chiesto
di intervenire subito sulle dieci aule ad elevato rischio di crollo e di distribuire
i lavori nelle altre nell’arco dei prossimi sei mesi, senza costringere a traslochi
in altre scuole. Ma la decisione definitiva è ancora lontana.
Buone notizie per gli studenti dell’Istituto Parini. L’Amministrazione provinciale sembra orientata a tornare sui suoi passi nel tentativo di ridurre i disagi che avrebbe provocato la chiusura totale della scuola. Dopo un incontro con il preside reggente dell’istituto, Carlo Cazzaniga, sta prendendo piede l’ipotesi di aprire l’attività didattica con una settimana di ritardo in modo di disporre i lavori urgenti nelle dieci aule ad elevato rischio di crollo dei controsoffitti e di averle nuovamente disponibili prima dell’inizio dell’anno scolastico. Per le restanti trenta aule a “medio rischio”, si potrebbe disporre interventi a due, tre vani per volta, in modo di far traslocare le classi in aule disponibili nell’ambito dello stesso edificio ed evitare così disagevoli peregrinazioni per la città. «La vicenda è molto complessa e delicata - ha detto in un nota il presidente della Provincia Flavio Polano - . Abbiamo pertanto analizzato tutti gli aspetti legati ai risultati dell’indagine, alle prime ipotesi di intervento e alle ulteriori nuove soluzioni da adottare. L’idea condivisa da tutti i presenti all’incontro è quella di perseguire la soluzione che garantisca il più possibile la permanenza degli studenti e del personale nell’istituto, compatibilmente con le valutazioni tecniche e garantendo le condizioni di massima sicurezza. Nei prossimi giorni saranno effettuati ulteriori approfondimenti tecnici, sia rispetto agli esiti dell’indagine sia rispetto ai possibili interventi di ripristino. L’obiettivo è quello di eseguire gli interventi piano per piano sulle zone a rischio, limitando al minimo lo spostamento degli studenti in altre sedi, riducendo quindi il più possibile i disagi agli studenti e alle loro famiglie».
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