Cronaca / Lecco città
Martedì 13 Ottobre 2015
Pannelli solari su fogli di giornale
La svolta è made in Lecco
Rivoluzione tecnologica firmata Omet, grazie a una start up con l’Istituto italiano di tecnologia. Le applicazioni industriali sono tante e remunerative
Presto potremmo vedere le copertine dei giornali “interattive”. Le copertine delle riviste potrebbero cioè avere la possibilità di catturare energia, il che permetterebbe loro di supportare immagini interattive, “vive”, in movimento.
È solo una delle applicazioni della tecnologia totalmente “green” sia per la fonte (il sole) che per lo smaltimento del giornale. Una tecnologia interamente “made in Lecco” della Omet industries. Antonio Bartesaghi, presidente della nota industria ad alta tecnologia lecchese, ammette: «Assieme all’Iit (Istituto italiano di tecnologia) abbiamo investito su un progetto che serve per realizzare piccole celle fotovoltaiche ottenute attraverso un processo di stampa. È un progetto sul quale stiamo lavorando da più di tre anni e che sta diventando una “start up” innovativa specifica.
Ormai siamo riusciti a mettere a punto questa tecnologia e siamo in grado di realizzare delle piccole celle fotovoltaiche con macchinari di stampa quasi tradizionali, seppur adattati alla bisogna. Il vantaggio è che la cella fotovoltaica è stampata su un materiale plastico flessibile, arrotolabile, dello spessore di mezzo millimetro. È per più del 90 per cento smaltibile senza problemi, non è rifiuto speciale, e il suo costo sarà molto più basso dei pannelli tradizionali».
C’è tutto un mondo di elettronica che si potrebbe ottenere da questo processo di stampa. Il progetto “made in Lecco” di cellule fotovoltaiche ottenute da processi di stampa, insomma, potrebbe rivoluzionare il mondo dell’elettronica. Il passo è epocale. Praticamente paragonabile alla miniaturizzazione dei circuiti stampati. Il passaggio dalle radio a valvole e transistor, ingombranti e costose, alla radiolina portatile dotata di circuito stampato.
Un progetto, tra l’altro, “consumer friendly”, ovvero pensato per i consumatori finali attraverso le economie di scala che stanno dietro all’industrializzazione di questo prodotto che sarà sviluppata dalla start-up nascente: «Ci sono altri tre centri al mondo che hanno ideato un prodotto del genere, ma stanno andando su tipologie di materiali che non ne permetteranno un’industrializzazione: uno sfrutta il deposito di materiali ad ambiti di pressione zero (molto costosi), altri utilizzano materiali particolarmente rari e dunque non economicamente redditizi per un progetto di tipo industriale».
Le applicazioni potrebbero essere moltissime: dagli schermi televisivi montati su fogli di plastica trasparente opportunamente alimentati, a tutti gli oggetti di elettronica alimentati non più da batterie ma dai pannelli. Per cui: via gli spessori, i pesi, gli ingombri delle “pile” e niente più smaltimento (costoso e inquinante) delle stesse. Ma pensiamo anche a pannelli solari “appiccicati” un po’ ovunque senza bisogno di pesanti e costose installazioni.
È ancora presto per trovare queste tecnologia nei negozi, però: «Questa tecnologia dovrà migliorare tanto – ammette Bartesaghi di Omet - Soprattutto dovremo cercare di ingrandire i pannelli realizzabili, ma l’obiettivo è produrre pannelli di costo molto più basso degli attuali. Il che vorrà dire poter installare pannelli per produrre energia senza contributi statali».
«Oggi, senza contributi, non c’è vantaggio a installarli. L’obiettivo di ridurne in maniera sostanziale il costo fa sì che si possano ripagare da soli, con l’energia prodotta».
«Ora siamo ancora in fase di laboratorio. Non c’è ancora un processo industriale, ma ci vogliamo arrivare attraverso questa “start-up” che sarà partecipata per la maggioranza da Omet ma anche da Iit e dai ricercatori, dagli ingegneri, che hanno lavorato fino ad oggi per il progetto».
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