Ovadia racconta Turoldo
e la Salmodia della speranza
L’appuntamento venerdì sera
nell’ambito delle celebrazioni
per il centenario della nascita
L’ingresso è libero
Sarà con Moni Ovadia il prossimo appuntamento nell’ambito delle manifestazioni lecchesi per il centenario della nascita di padre David Maria Turoldo.
Venerdì sera alle 21 al Teatro della Società, il Comitato lecchese per il ventenario di David Maria Turoldo, il Comune di Lecco e la Fondazione Santa Maria del Lavello proporranno un nuovo importante incontro nel nome di Turoldo. La serata, introdotta dal giornalista Vittorio Colombo, responsabile dell’edizione lecchese del quotidiano “La Provincia”, vede come protagonista Moni Ovadia, un artista che sempre ha caratterizzato la propria attività con un forte impegno etico e politico. Sarà infatti una sorta di dialogo quello che Moni Ovadia intesserà con il pensiero e l’opera di Turoldo, tenendo come filo rosso le cadenze potenti della Salmodia della speranza, un testo del 1965 nel quale la scansione liturgica si trasforma in una tragica cronologia del secondo conflitto mondiale: un percorso che, partendo dalle lotte e dagli odi, giunge, attraverso il perdono finale, a invocare la rigenerazione spirituale dell’umanità nel nome della pace.
Un incontro quasi inevitabile, quello con Turoldo, per Moni Ovadia, nato a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946 da una famiglia ebraico-sefardita, conosciuto come creatore di una forma di teatro musicale ispirato al “vagabondaggio culturale e reale” del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, e caratterizzato dall’immersione continua in forme diverse ereditate da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare.
Gli appuntamenti proseguiranno il 20 ottobre alle 11 al Palazzo Comunale di Lecco, dove sarà inaugurata la mostra “Perché verità sia libera. Autobiografia dell’anima”. Il 22 novembre, giorno della morte di padre Turoldo, alle 20.30 a Lecco, in Sala don Ticozzi, l’appuntamento sarà con il film “Gli Ultimi”, ispirato al racconto autobiografico “Io non ero un fanciullo”. È l’unico film di Turoldo, dedicato alla vita dei contadini friulani negli anni Trenta. Un altro protagonista di queste giornate dedicate a Turoldo è Alfredo Chiappori. L’artista ha donato al Comitato lecchese l’opera “La luce del nero”, che è stata stampata in 150 esemplari. Quanto raccolto dalla vendita delle litografie servirà a sostenere due progetti cari a padre Turoldo, a cui anche Chiappori fu molto legato.n
G. Col.
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