Cronaca / Lecco città
Domenica 27 Agosto 2017
Operai specializzati
Non si trovano neanche in Ticino
Anche gli imprenditori svizzeri in difficoltà, il bacino dei frontalieri è inferiore alla domanda e le aziende aumentano gli investimenti in formazione
Personale specializzato, dove sei? Non è un problema solo delle imprese italiane, denunciato di recente anche dal mondo produttivo comasco. In Svizzera le cose non vanno benissimo. Ma in Ticino la situazione è leggermente migliore: per il bacino prezioso dei frontalieri. E questo fa sì che si respiri anche un’atmosfera di maggiore fiducia sulle condizioni economiche del Cantone.
Lo documenta un lavoro di Credit Suisse, pubblicato in queste ore. Dal sondaggio appare che più di meta delle società che assumono, incontrano difficoltà a individuare i candidati idonei per le posizioni vacanti. Un quarto è alle prese addirittura con una carenza definita acuta di personale specializzato. E questo significa – in tutta la Confederazione elvetica – una preoccupazione diffusa per 90mila piccole medie imprese.
Come si reagisce? Da una parte c’è il reclutamento di manodopera all’estero, come avviene nelle regioni frontaliere a partire dal Ticino. Eppure – afferma lo studio – non è l’unica via. Molte le imprese svizzere che investono sulla formazione.
Una premessa: la piazza elvetica viene reputata positivamente praticamente da tutte le aziende, che casomai manifestano più prudenza sulla valutazione del contesto economico. Il personale però è la spina nel fianco analizzata. Avvertono i problemi nel reperirlo con i requisiti giusti meno le imprese nelle grandi città, più nei paesi. Nella Svizzera centrale, il nodo è più sentito (60%), In Ticino scende drasticamente il numero delle imprese che denuncia questa lacuna: il 40%.
Le figure di cui si sente particolarmente la necessità? Ingegneri, figure direttive e tecniche.
Da notare che il Cantone si stacca anche su un altro termometro: quello della fiducia verso il futuro. In tutte le zone della Svizzera, si rileva un lieve miglioramento, ma il Ticino viene definito con un approccio nettamente più ottimista rispetto alla media svizzera.
Per le Pmi in difficoltà su questo fronte, «la riserva di lavoro specializzata proveniente dall’estero rappresenta una gradita alternativa», in particolare per le aziende di medie dimensioni e nella sanità e nel turismo. Non solo: «Nelle zone di confine risulta più evidente l’importanza di questa riserva di forza lavoro – si rileva – Nei Comuni con tassi di transfrontalieri sulla popolazione attiva di oltre il 20%, la quota delle Pmi che occasionalmente o spesso si avvalgono di personale specializzato proveniente dall’estero è il doppio (32%) rispetto ai Comuni con una quota di transfrontalieri che non supera l’1%. Tra le regioni di confine, guida la classifica il Ticino».
L’altra faccia della medaglia – prosegue la ricerca- è che chi trova lavoratori dall’estero con migliore preparazione, poi è meno portato a investire sulla formazione dei collaboratori.
Interessante un altro elemento analizzato (e confermato): l’aumento di livello di qualifica dei frontalieri. Non è l’unico trend, comunque. Difatti – si spiega con un esempio – le imprese edili reclutano all’estero più che altro artigiani (62%) e personale ausiliario (14%), non con particolari titoli. Se si guarda invece all’Ict (Information and communication technology), il 60% dei lavoratori ha un titolo accademico, il 22% ha una funzione direttiva.
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