Officina Badoni, la presidente Nasazzi:
«I nuovi spazi aperti alla città»

Le parole dopo le prime settimane di attività del nuovo polo: «C’è grande curiosità, siamo a servizio del territorio»

Oltre un mese di attività e un bilancio più che positivo per gli spazi di Officina Badoni, da qualche settimana anche sede della Fondazione comunitaria del Lecchese, inaugurata lo scorso settembre, e luogo di incontro in corso Matteotti. A parlarne, Maria Grazia Nasazzi presidente della Fondazione.

Quale è la storia di questo spazio e cosa Officina Badoni è in grado di offrire concretamente al territorio? «È una storia lunga, che viene da lontano. Per quanto riguarda lo stabile stesso, la ristrutturazione è stata ultimata proprio a luglio di quest’anno, con piena soddisfazione da parte della Fondazione, che ha acquistato tutto l’immobile e l’ha rigenerato. C’era una certa aspettativa che la città aveva nei riguardi di un luogo storico che era un po’ abbandonato. Durante i lavori, passando in corso Matteotti, molti si fermavano incuriositi, per capire che cosa avremmo fatto qui dentro. È un luogo decisamente particolare e rigenerarlo è stata una iniziativa anche molto coraggiosa, come fondazione. Uno spazio innovativo, aperto a tutti e, in particolare, dedicato al coworking e al co-studying. Quindi, uno spazio rivolto in primis ai giovani. Sì, la caratteristica maggiore non è stata quella di dare una sede alla Fondazione, che in 25 anni di vita non ne ha mai avuta una, o meglio è sempre stata ospite dell’amministrazione provinciale di Lecco. Questa è stata un’occasione, una sfida gigantesca, individuando nel luogo anche un incubatore di idee. Quello a cui abbiamo voluto dare vita è un qualcosa di mobile e di molto vicino alle esigenze dei giovani, prima di tutto degli studenti, e pensando al bar e alla sala studio che abbiamo al piano terra, abbiamo centrato l’obiettivo. Abbiamo risposto a un’esigenza delle nuove generazioni».

Come è stato e come viene tuttora recepito questo spazio dai lecchesi? «C’è grande curiosità. L’anno scorso avevamo fatto una giornata con il Fai, avevamo aderito, aprendo gli spazi. È stato interessantissimo, perché più di 1.700 persone sono arrivate a fare visita a quello che era un cantiere, ma un cantiere troppo particolare, denso di storia e denso di ricordi di tanti lecchesi che sono passati qui per lavoro, attraverso l’esperienza della storica Officina Badoni. Fino a dicembre i nostri spazi sono prenotati: questo è un luogo da sempre ricco di umanità. Ci vengono richieste le sale, l’auditorium anche per le mostre. La prima mostra che è stata fatta è quella sul Purgatorio di Dante, organizzata dal liceo Leopardi di Lecco, che ha fatto da catalizzatore con altre scuole. Privilegiamo le scuole, ma anche enti no profit. C’è una creatività grandissima nel nostro territorio».

Quanti e quali sono gli spazi all’interno dell’Officina Badoni? «Al piano terra abbiamo pensato a questo bar, una caffetteria. Possono entrarci tutti. Ci passano i giovani, ma anche quelli meno giovani. Chi vuole passa di lì, entra, c’è un clima accogliente. Nasce dall’incontro con la Cooperativa il Grigio e con il corso di formazione professionale di Enaip, che porta qui i ragazzi e che lavora per noi, realizzando dolci e prodotti da forno. Dentro il bar, una parte è chiusa dentro una vetrata trasparente e c’è un’aula studio, frequentata da moltissimi universitari, ma anche da ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado. Abbiamo avuto anche dei piccoli, delle ragazzine delle scuole primarie che abitano qua vicino. C’è questo bisogno di riservatezza, ma allo stesso tempo di stare dentro la città, come dimostrano le grandi vetrate dell’Officina. Al primo piano abbiamo una sala corsi, che mettiamo a disposizione di chi la vuole, con un regolamento preciso, ma è a disposizione della cittadinanza. Poi abbiamo l’auditorium, nella parte alta. La Fondazione ha acquistato lo stabile, ma l’offerta di Officina Badoni è frutto di una sinergia con diverse realtà del territorio. Abbiamo fatto un pezzo di strada con alcune associazioni, in particolare operative, che hanno formato una Ats, un’associazione temporanea di scopo, proprio alla fine di luglio e che collaborerà direttamente con noi. Ci sono Acea, Consorzio Consolida, Il Grigio, Sineresi, Enaip, Fondazione Clerici, Les Cultures, ma anche il Comune con l’Informagiovani, Portofranco, Ogvn, Fondazione Gi Group e Rifugio. Sono realtà diverse e la Fondazione ha anche un po’ ha questo compito “intergenerazionale” di mettere in contatto anime diverse della città, che ha potenzialità immense, di piantare il seme per dar vita a processi creativi che poi si trasmettono. Lecco ha tante cose belle da offrire, gli attori sono ricettivi e hanno voglia di novità utili per il territorio».

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