«Offeso dalla criminalità organizzata l’impegno antimafia di Arci»

Accreditarsi socialmente agli occhi della comunità e della collettività. Arci Lombardia prende posizione a seguito dell’interdittiva antimafia che la Prefettura di Lecco ha comminato nei confronti del circolo Farfallino nel rione di Castello.

Un provvedimento, preso a seguito dell’istruttoria condotta dal gruppo interforze antimafia, che si baserebbe sulla figura di Giuseppe Mazzei, condannato a nove anni nel processo “Oversize” che aveva coinvolto il clan Trovato, divenuto da un anno vicepresidente del circolo lecchese.

A seguito dell’attività condotta dalla Prefettura, il direttivo Arci Lecco-Sondrio, a metà giugno, ha disposto l’espulsione del Farfallino dalla rete associativa, con conseguente chiusura.

«Purtroppo - spiega Arci Lombardia - questa interdittiva ci ha svelato una dolorosa realtà, che racconta come un componente della dirigenza del Farfallino sia connesso ad una delle più famigerate famiglie di ‘Ndrangheta da legami familiari e criminali»

Un’infiltrazione che non mirerebbe tanto a questioni economiche, ma piuttosto di riconoscimento civico.

«Ci solleva sapere che l’attenzione delle Autorità impegnate a monitorare il territorio del lecchese abbia permesso un loro intervento perentorio, consentendo alla società civile e all’opinione pubblica di prendere coscienza che la mala pianta della criminalità organizzata è ben lungi dall’essere estirpata Questo episodio è un’ulteriore dimostrazione che le mafie al Nord sono una incombente presenza. Arci constata con amarezza questa offesa alla propria storia di realtà in prima fila contro le mafie e per questo motivo si impegnerà con atti concreti a mantenere alta l’attenzione».

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