Il maxi blitz contro la ’ndrangheta a Brescia scatta alle prime ore di giovedì, e raggiunge anche la provincia di Lecco. Con l’esecuzione di due distinte misure cautelari da parte di polizia, guardia di finanza e carabinieri, sotto il coordinamento della procura distrettuale bresciana, finiscono nei guai 25 persone, e contestualmente vene eseguito il sequestro preventivo di beni per oltre 1 milione e 800mila euro, nonché numerose perquisizioni in varie province del nord e calabresi, a partire da quella di Brescia.
L’inchiesta, però, arriva anche nel lecchese e nella provincia di Como. Secondo quanto ricostruito, l’associazione mafiosa sarebbe dedita alla commissione di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio, ma viene contestato anche lo scambio elettorale politico mafioso. E nell’elenco delle persone coinvolte dalle misure restrittive compaiono anche tre fratelli imprenditori, Daniele, Alessandro e Roberto Castelnuovo, di 39, 27 e 44 anni. Il primo residente a Nibionno, gli altri due a Erba. Sono tutti gli arresti domiciliari con accuse relative a un giro di false fatture, con imprese riferibili a soggetti della ‘ndrangheta. Nelle carte, tra l’altro, compare anche Michele Oppedisano, calabrese originario di Rosarno, cugino e omonimo di un altro Oppedisano di Bosisio Parini, attualmente sotto processo davanti ai giudici di Monza. Alessandro Castelnuovo è coinvolto in qualità di amministratore di diritto della Nickel Steel Ecology, azienda che commercia rottami ferrosi con sede a Cassago Brianza, mentre i due fratelli sono considerati comunque come stretti collaboratori dello stesso. Da quanto emerge dalle indagini, i tre «non esitavano a rivolgersi, per finalità lucrative – secondo l’autorità giudiziaria - a contesti di criminalità organizzata.
Gli accertamenti delle forze dell’ordine avrebbero evidenziato diverse conversazioni in cui tutti e tre i Castelnuovo vengono ascoltati durante gli incontri con i Tripo e i Maraffini (altri indagati con accuse di associazione mafiosa), discutere delle fatture da ricevere e dei metodi di pagamento da adottare per eivtare i controlli delle banche e del Fisco. Tutti e tre i Castelnuovo, insomma, sarebbero coinvolti nel «meccanismo fiscale illecito». Per loro sono stati stabiliti gli arresti domiciliari. Avendo gli inquirenti rilevato una certa «intercambiabilità nella gestione societaria», la misura cautelare adeguata è stata ritenuta quella degli arresti domiciliari. E tra i 25 arrestati nel blitz contro la ‘ndrangheta spunta anche una religiosa. Si tratta di suor Anna Donelli, ritenuta «a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere», approfittando del suo ruolo di assistente spirituale all’interno delle strutture penitenziarie. La 57enne avrebbe trasmesso ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti associati o contigui alla criminalità organizzata, reclusi in carcere.
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