Morgan in tribunale a Lecco: «Stalker?
Io sono sensibile e rispetto gli altri»

Il cantautore oggi si è difeso dalle accuse che gli sono state rivolte e ha chiesto di accedere alla Giustizia riparativa, confermando la propria assoluta estraneità ai fatti contestati dalla parte offesa, definendo la vicenda delle accuse, insieme ai suoi legali, Leonardo Cammarata e Rossella Gallo, «una vera e propria tortura»

«Io sono una persona che non solo è sensibile, rispetto gli altri e lo stalking con me non c’entra nulla. Io avevo scritto poesie, ma si sono attaccati a pochi messaggi in mezzo a 50mila bellissimi per cui è stata fatta una distorsione assoluta». Così Marco Castoldi, in arte Morgan, noto musicista e cantante monzese, si è difeso oggi 13 settembre davanti al Tribunale di Lecco nell’ennesima udienza del processo in cui è imputato per stalking e diffamazione nei confronti di Angelica Chiatti, sua ex fidanzata e cantante monzese.

Morgan ha chiesto di accedere alla Giustizia riparativa e ha confermato la propria assoluta estraneità ai fatti contestati dalla parte offesa, definendo la vicenda delle accuse, insieme ai suoi legali, Leonardo Cammarata e Rossella Gallo una vera e propria tortura: «Tortura è la parola giusta di ciò che ho subito - ha spiegato fuori dall’aula, riferendosi anche alla perdita di alcuni contratti con la Rai e la Warner - I contratti di lavoro vanno malissimo, mi hanno disintegrato».

Intanto il giudice Gianluca Piantedosi si è riservato di decidere entro il 27 settembre se accogliere la sua richiesta, oppure se andare avanti con il processo. Il reato di stalking infatti sembra non prevedere percorsi di giustizia riparativa e in questo caso fu attivato un Codice Rosso ma senza alcun provvedimento di divieto nei confronti del denunciato.

Infatti a quella richiesta si è opposta Angelica Schiatti, attraverso il suo legale, l’avvocata Maria Nirta. «Non riteniamo ci siano i presupposti per l’iter della Giustizia riparativa; Innanzitutto riteniamo non siano applicabili alla fattispecie di reato e le ultime condotte di Castoldi fanno intendere che questo ravvedimento non ci sia stato – ha spiegato il legale - Fosse stata una richiesta diversa non ci saremmo opposti, perché nessuno ha interesse a tenere in piedi questa vicenda. Ma da parte nostra ci sono serie preoccupazioni e non intendiamo assolutamente pensare a una soluzione che non sia una sentenza che speriamo sia di condanna».

Stando all’accusa la vicenda risale al periodo del lockdown quando la relazione tra Castoldi e Angelica Chiatti, che si erano conosciuti a Monza dieci anni fa, finisce definitivamente. A quel punto, sempre secondo la vittima, Castoldi avrebbe iniziato a perseguitarla con messaggi diffamatori pesanti, telefonate e appostamenti persino a Merate, dove la abitano i familiari della Chiatti e dove lei inizialmente si era trasferita. Secondo il decreto del pm ci sarebbe stato un coinvolgimento da parte di Morgan di due personaggi che avrebbero dovuto andare a “prendere Angelica”, ormai fidanzata a Calcutta, per riportarla da lui.

La denuncia a Monza risale a maggio 2020, ma l’iter processuale si rivela lunghissimo anche perché viene trasferito da Monza a Lecco per competenza territoriale. Nella scorsa udienza del 31 maggio scorso sembra ci sia stato un tentativo di conciliazione ma l’avvocata della Chiatti ha fermamente rifiutato, intenzionata ad andare avanti anche per evitare la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”. Morgan da una parte fa di tutto per dichiararsi estraneo, ma dall’altra c’è una donna che non vuole mollare perché non succeda più. Si saprà dunque il 27 settembre se avrà ragione Castoldi o la vittima e in questo caso l’8 novembre si tornerà in aula per il processo vero e proprio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA