Morbegno, sono tornati a casa i fidanzatini rapinatori
L’avvocato: «Fortemente provati, hanno capito la gravità delle loro azioni»
I due fidanzatini della Bassa Valle, arrestati a tempi di record dai carabinieri della caserma di Morbegno la mattinata dello scorso 25 ottobre, per rapina impropria commessa poco prima ai danni di un cinquantenne del posto alla stazione ferroviaria della città del Bitto, hanno potuto lasciare il carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano, dove erano stati condotti su disposizione del magistrato di turno quel giorno alla Procura minorile del capoluogo lombardo, competente pure sulla Valtellina per i reati che si presume siano stati commessi da giovani non ancora maggiorenni.
Si è appreso, infatti, che dopo l’interrogatorio di convalida da parte del giudice sono stati subito rimessi in libertà e hanno potuto fare ritorno a casa. A finire nei guai un ragazzino di 16 anni, nato a Lecco e residente in un paese dell’hinterland di Morbegno, e l’amica del cuore di 14 anni, nata a Chiavenna e con residenza a Morbegno, lei difesa di fiducia dagli avvocati milanesi Paola Bellani e Antonio Falsone, e bloccati in piazza Bossi poco dopo essersi impossessati di una banconota da 5 euro di un uomo. che si apprestava a pagare il tagliando per il treno, in biglietteria, e si è visto sfilare letteralmente di mano la banconota di piccolo taglio dal più grande dei due.
I militari della locale caserma, guidata dal luogotenente Antonio Sottile, spiegano nel verbale di arresto, trasmesso all’autorità giudiziaria, come si svolsero i fatti. Il maresciallo ordinario Luigi Piro, l’appuntato scelto Michele Zerbini, con il pari grado Francesco Arcangelo e il carabiniere Martina Diener fanno presente che dalla centrale operativa dell’Arma a Sondrio la pattuglia morbegnese, alle 10.20, fu dirottata in stazione perchè un cittadino aveva segnalato di essere stato derubato di 5 euro da un giovanissimo. Quest’ultimo, inseguito per poche decine di metri per farsi ridare i soldi, inizialmente aggrediva verbalmente il pendolare anche con il supporto di una ragazzina in sua compagnia e poi minacciava l’uomo con un coltello al fine di farlo desistere.
All’arrivo della “gazzella” dell’Arma, la vittima indicava all’equipaggio il responsabile, ancora in piazza Bossi, che alla vista degli uomini in divisa si dava a una precipitosa fuga a piedi, attraversando i binari e imboccando poi la vicina via Prada. Una volta bloccato, cercava più volte di divincolarsi e, pertanto, si provvedeva ad ammanettarlo per farlo salire sull’auto di servizio, alla quale si avvicinava con fare minaccioso pure la complice alla quale, poco prima, aveva consegnato la banconota. La vittima dell’aggressione la riconosceva.
Poco dopo la 14enne, condotta anche lei in caserma, consegnava in modo spontaneo la banconota che aveva nascosto nel reggiseno e poi, alla presenza della mamma, la carabiniera Diener la perquisiva: le veniva sequestrata una pastiglia di Rivotril detenuta senza prescrizione medica. Al fidanzatino, invece, è stato trovato e sequestrato nella tasca sinistra del giubbotto un coltello a serramanico nero con lama estraibile lunga 8 centimetri e lunghezza complessiva di 19 centimetri e in un’altra tasca uno spinello.
«Il mio assistito - dichiara l’avvocato Gianmaria Moiola con studio a Cosio Valtellino - è fortemente provato dai recenti eventi e ha compreso la gravità delle proprie azioni. E’ pur vero come certi comportamenti non possano essere ricondotti a delle mere ’bravate’ perché compiute da giovani; tuttavia noi adulti non ci possiamo limitare a demonizzare questi fatti ed a ghettizzarne gli autori, perché, così facendo, alimenteremo soltanto la loro solitudine. Noi adulti siamo chiamati, invece, ad indagare quale sia il disagio di cui soffrono i ragazzi e a camminare accanto a loro. Solo in questo modo potremo far sì che anche chi ha commesso errori, possa ritornare a prendere in mano la propria vita».
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