«Materie prime, prezzi alle stelle
A rischio la ripresa dell’edilizia»
Rincari boom: il presidente Ance Lecco Sergio Piazza lancia l’allarme: «Rischiano tanti cantieri»
«Aumenti fino al 130% delle materie prime e approvvigionamenti a singhiozzo rischiano di bloccare opere pubbliche e private».
Le segnalazioni erano giunte a più riprese nelle scorse settimane dalle aziende del settore metalmeccanico; ora a lanciare l’allarme sulle conseguenze che questi rincari rischiano di avere sull’economia locale sono anche gli edili.
È il presidente di Ance Lecco e Sondrio, Sergio Piazza, ad evidenziare l’andamento dei prezzi delle materie prime e le conseguenze che questo potrà avere sul comparto. Si parla infatti – come gli edili hanno avuto modo di evidenziare nei giorni scorsi anche a livello nazionale – di rincari che stanno assumendo una portata non più sostenibile da parte delle imprese e sta provocando serie difficoltà di approvvigionamento.
Per questo motivo Ance, col presidente nazionale Gabriele Buia, ha scritto ai ministri competenti per chiedere loro «un intervento normativo urgente attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti».
«Stiamo registrando aumenti straordinari delle materie prime e approvvigionamenti a singhiozzo che rischiano di compromettere l’attività di molti cantieri pubblici e privati – ha evidenziato Sergio Piazza -. Stiamo parlando di un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, del 34% del petrolio, oltre ad aumenti consistenti del cemento, del rame (fino al 17%, ndr.) e di altri materiali utilizzati nel nostro settore. Soprattutto chi opera nel settore pubblico si trova in grande difficoltà, anche perché l’attuale Codice degli appalti non prevede adeguati meccanismi di revisione prezzi. In tale contesto, quindi – ha aggiunto Piazza -, i contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti. E oltre ai cantieri già in corso, a essere messi a rischio sono anche quelli previsti dal Recovery Plan».
A evidenziare la problematica, chiedendo un intervento del Governo, anche il vicepresidente Ance con delega ai lavori pubblici Edoardo Bianchi, il quale a Nt+ del Sole 24 Ore ha spiegato che «gli operatori sono esposti a costi non prevedibili né programmabili che vanno ben oltre ogni ipotizzabile alea contrattuale o normativa, poiché non si colloca nel quadro delle ordinarie oscillazioni dovute alle normali fluttuazioni del mercato, ma le travalica abnormemente. Tali costi si stanno cumulando alle già ingenti sofferenze finanziarie e patrimoniali derivanti dalle dinamiche disfunzionali di appalto connesse al sopravvenuto evento pandemico, che hanno determinato una scarsità di offerta dovuta alle ripetute chiusure, industriali e commerciali, in quasi tutta Europa e più in generale nel Mondo. Evento, questo, totalmente imprevedibile, eccezionale e straordinario in termini di durata, intensità e dimensione».
E ha concluso sottolineando che «Occorrono provvedimenti tempestivi e concreti perché con gli slogan non riusciremo a tacitare le richieste delle industrie fornitrici».
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