Cronaca / Lecco città
Martedì 01 Dicembre 2015
L’occupazione possibile
Nuova sede per il Cesea
È il servizio di avviamento attivo dal 1999 e presieduto da Tore Rossi. Taglio del nastro della nuova sede in via Di Vittorio a Lecco, realizzata in collaborazione tra il consorzio Consolida e il Comune
Il servizio socio-occupazionale Cesea e il servizio educativo al lavoro e fasce deboli (Sel) come servizio del Comune di Lecco nascono nel 1999. Dal 2013 il servizio si è esteso a tutto il territorio, con una convenzione provinciale. E da allora è diventato un punto di riferimento nazionale.
L’inaugurazione della nuova sede di via Giuseppe di Vittorio, realizzata in collaborazione tra il Comune di Lecco e il Consorzio Consolida, è l’esempio di come pubblico e privato possano stare insieme con reciproca convenienza. Fornire un servizio di risposta, attenzione e sostegno socio occupazionale a persone adulte e adolescenti in situazione di fragilità soprattutto psichiatrica, non è mai stato semplice. Ma Cesea ci sta riuscendo facendole lavorare.
Salvatore “Tore” Rossi è responsabile di Cesea da febbraio del 2013 e racconta così un’esperienza che ora sta interessando anche altri comuni e province di tutta Italia: «Cesea è un servizio socio occupazionale che si occupa di inserimenti o reinserimenti lavorativi di adulti, donne e uomini, in situazione di forte criticità personale: persone a volte molto compromesse segnalate dai servizi sociali di base. Sono persone che non hanno capacità lavorativa nemmeno residua. Ovvero persone che per storia, malattia, contingenza, per le equipe sociali non sono in grado di svolgere lavori. Vuoi per insufficienza mentale (patologie psichiche o psichiatriche), vuoi per la situazione famigliare, vuoi per dipendenze (da alcol e droghe, ma soprattutto da ludopatia): tutte situazioni che si innestano, magari, su un substrato di salute mentale precaria».
Le persone ospiti di Cesea sono divise in tre fasce: «La A, che è la fascia socio-occupazionale, comprende persone che non possono essere traghettate nel mondo del lavoro tradizionale: persone sottoposte a terapie pesanti, oppure patologici mentali e che non potrebbero lavorare neanche in presenza di compiti molto semplici. La fascia B più corposa, è rappresentata da persone molto compromesse ma che riescono a svolgere lavori semplici. La terza fascia, invece, comprende persone fortemente compromesse ma in maniera temporanea: hanno perso il lavoro e devono rielaborare la cosa, oppure soffrono di dipendenze, ma non hanno substrato di insufficienza. Questi tentiamo di riaccompagnarli a un reinserimento completo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA