Cronaca / Lecco città
Giovedì 03 Dicembre 2015
Lecco.Politiche del lavoro
Sindacati contro
L’orario “attrezzo vecchio”, jobs act in affanno, il Pil quasi fermo e il rebus delle pensioni in futuro
Cgil, Cisl e Uil d’accordo su un concetto: «Il Governo dovrebbe ascoltare i lavoratori, non solo Confindustria»
I sindacati lecchesi in parte si dividono sulle notizie che arrivano dalle politiche del lavoro.
Nelle ultime 48 ore il mondo del lavoro è raggiunto da una serie di allarmi, dal ministro Poletti che definisce “attrezzo vecchio” l’orario di lavoro come sistema di misurazione delle retribuzioni al presidente dell’Inps Tito Boeri che, mentre l’Ocse ci sollecita a nuove riforme sulle pensioni, si dice preoccupato per i trentenni, che devono aspettarsi di campare con tagli sostanziosi alle pensioni. E, ancora, il jobs act presenta dati in affanno mentre l’Istat aggiorna i numeri e dice che oggi con l’11,5% la disoccupazione è ai minimi da tre anni, tuttavia calano gli occupati e crescono gli inattivi, soprattutto giovani. Ma, soprattutto, c’è la doccia gelata sui dati di crescita, col Pil che nel terzo trimestre di quest’anno su base annua registra un modesto +0,8%, un po’ meno del l’altrettanto poco entusiasmante crescita stimata allo 0,9%.
A Lecco la Cisl spiega che l’uscita di Poletti «potrebbe essere un’opportunità, se conciliata con gli interessi di certe tipologie di produzione aziende ma anche dei lavoratori», mentre la Uil sottolinea che «il Governo prima di fare proposte dovrebbe ascoltare i lavoratori, e non solo Confindustria». Senza sconti il giudizio della Cgil. Poletti provoca, afferma il segretario generale della Cgil provinciale Wolfgango Pirelli: «dietro l’idea del ministro - afferma il sindacalista - c’è l’ipotesi di sganciare la retribuzione dal l’orario e ciò non è praticabile per gran parte dei lavoratori e delle produzioni, che soprattutto da noi sono legate al tempo. In realtà Poletti vuole deregolamentare il contratto nazionale introducendo un meccanismo in cui scompare il parametro oggettivo del costo ora a cui agganciare il salario». Pirelli contesta anche la motivazione “tecnologica” di cui ha parlato Poletti: «su questa linea - afferma - se la tecnologia brucia i tempi di lavoro, a parità di risultati e di retribuzioni allora riduciamo gli orari e redistribuiamo occupazione. In realtà - si vuole deregolamentare il contratto nazionale, intensificare l’uso dei disastrosi voucher e tornare alle vecchie logiche del lavoro a cottimo».
Sull’occupazione e sui dati scarsi del jobs act Pirelli parla della necessità di «intervenire in modo strutturale sulle pensioni, per liberare posti, e sulle politiche industriali perchè è falsa l’idea che le aziende possano rilanciare il Paese da sole».
Secondo il segretario generale dei metalmeccanici della Uil provinciale, Enrico Azzaro «dopo il fordismo e dopo il just-in-time mutuato dai Giapponesi negli anni Novanta ora arriva il nuovo paradigma di Poletti che non tiene conto della necessità degli equilibri nel coniugare profitto e dignità umana, a cui ci richiama anche Papa Francesco. In questo Governo - aggiunge - vedo forte sensibilità di ascolto verso Confindustria ma non verso il mondo dei lavoratori. Ciò senza risorse per le politiche attive del lavoro e per politiche industriali capaci di rendere l’Italia attrattiva per veri investimenti esteri».
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