Cronaca / Lecco città
Domenica 05 Marzo 2017
Lecco, i voucher
non si fermano
Dopo l’introduzione della tracciabilità si registra una flessione, ma piuttosto modesta, la Uil: non abroghiamoli ma riportiamoli all’origine
Sono ottomila i voucher venduti in meno nel mese di dicembre 2016 in provincia di Lecco rispetto a dicembre del 2015.
Il calo è in sé contenuto perché parliamo comunque di 89.520 buoni lavoro venduti nel solo dicembre 2016 a Lecco contro i 97.316 di dicembre 2015, perciò servirà ancora qualche mese per capire se la differenza consoliderà o meno un’inversione di tendenza dopo l’introduzione della tracciabilità dei buoni-lavoro, resa per legge più stringente a partire da ottobre 2016.
Un provvedimento, questo, arrivato dal Governo per arginare l’esplosione dei pagamenti di manodopera attraverso i buoni da 7,50 euro netti l’ora, nati per pagare prestazioni occasionali (giardinaggio, baby sitting) nel tentativo di far calare il lavoro in nero e poi estesi per decreto a ogni settore di attività col risultato di circa 140 milioni di voucher venduti in Italia nel 2016.
Mentre il Governo pensa a come correre ai ripari per battere sul tempo il referendum promosso dalla Cgil per abrogare i voucher, la Uil del Lario Lecco e Como tira le somme sull’uso dei buoni-lavoro in provincia di Lecco durante tutto il 2016, sulla base dei dati Inps.
Rispetto al 2015, l’anno scorso l’uso dei voucher a Lecco è di nuovo cresciuto, con un +14,8%, per 1.129.780 buoni-lavoro venduti contro i 984.161 dell’anno precedente.
Una crescita che è comunque inferiore a quella media della Lombardia (+27,1%), che ha chiuso il 2016 con 25 milioni di voucher venduti contro i 19,7 milioni del 2015.
Per il segretario generale della Uil del Lario, Salvatore Monteduro, «non c’è dubbio che l’estensione dei voucher a tutti i settori abbia generalizzato una situazione in cui chi li utilizza pratichi un’applicazione legittima dell’istituto, ma di fatto precarizzante per chi viene pagato in questo modo. Sempre più spesso il lavoro così retribuito viene usato come sostituto di contratto subordinato».
Utilizzati e difesi da settori che tradizionalmente (come il commercio e il turismo) hanno necessità di lavoro occasionale, i voucher vivono una stagione di polemiche da parte sindacale, con la Cgil che vuole abolirli e Cisl e Uil che li vogliono riformare.
«Serve modificare le norme, afferma Monteduro a commento degli ultimi dati elaborati dal sindacato - per riportare l’uso dei voucher alle finalità originarie, per il lavoro occasionale e accessorio. La tracciabilità - aggiunge - che obbliga a comunicare in modo preventivo l’utilizzo dei voucher precisando l’uso, il luogo e l’orario della prestazione hanno frenato la crescita, ma non basta e, di fatto, non ha funzionato», visto che il dato nazionale di dicembre 2016 con 11,5 milioni di voucher venduti nel mese si è rimesso in linea con gli 11,4 milioni che erano stati venduti nel dicembre 2015, «un dato comunque spropositato».
Voucher, contratto extra e lavoro intermittente sono gli strumenti che permettono di far fronte alla necessità di lavoro temporaneo delle imprese. «Su questa base - dice Monteduro - chiediamo al Governo di limitare l’utilizzo di lavoro occasionale al massimo per due giornate di lavoro consecutive abbassando a 4.980 euro (dagli attuali 7.000) il limite di compenso per il lavoratore e mettendo un nuovo limite economico di 1.200 euro l’anno per ogni committente, indipendentemente dal numero dei prestatori di lavoro».
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