Cronaca / Lecco città
Venerdì 10 Marzo 2017
Lecco. «Troppi vincoli
nelle norme italiane»
Stefano Fiocchi è stato relatore in un’audizione al Senato sul settore delle armi e delle munizioni: «Rispetto ai concorrenti dell’Unione europea siamo penalizzati da leggi più restrittive anche nei rapporti bancari»
Regole uguali per tutti i Paesi dell’Unione europea, per permettere alle imprese italiane, eccellenza del settore, di competere ad armi pari (è il caso di dirlo) con le concorrenti.
A illustrare alla Commissione difesa del Senato la situazione e i problemi della produzione ed esportazione delle armi è stato Stefano Fiocchi, presidente della Fiocchi Munizioni e alla guida dell’Associazione nazionale produttori di armi e munizioni (Anpam).
In primo luogo, il lecchese ha dipinto il quadro del comparto e, in particolare, dell’associazione aderente a Confindustria che presiede. «Rappresentiamo tutto il settore delle armi e munizioni civili (armi sportive, da caccia e da difesa). Le nostre sono tutte piccole e medie imprese, contano tremila dipendenti e costituiscono il 95% della produzione nazionale. Con l’indotto e i lavoratori indiretti, invece, si arriva a 95mila aziende per 8 miliardi di euro di fatturato complessivo. Rappresentiamo un’eccellenza: qualitativamente i produttori italiani di armi e munizioni di piccolo calibro sono un riferimento mondiale, soprattutto in ambito sportivo. Basti pensare che alle Olimpiadi di Rio i prodotti nostrani hanno vinto 12 medaglie sulle 15 del tiro a volo, facendo della Fitav la federazione più medagliata del Paese. Il Made in Italy è un punto di arrivo per tutti i nostri competitors».
Detto questo, è passato a evidenziare le problematiche che investono il comparto. In primo luogo ha fatto riferimento alla nuova normativa, che «non differenzia quantità e tipologia del materiale esportato. Inoltre, i vincoli apposti fanno sì che io che sono il produttore non posso ricevere i soldi della commessa fino a quando la banca non ha ricevuto l’autorizzazione dal ministero del Tesoro». Sempre in materia di credito, ci sono anche difficoltà relative alle banche etiche, che «anche a livello locale rifiutano transazioni o anche solo la semplice accettazione della lettera di credito, per paura di essere citate in occasione della relazione in materia presentata al Parlamento».
Tra le criticità principali, però, l’assenza di una armonizzazione delle leggi a livello comunitario, questo perché «le direttive europee vengono tradotte in leggi statali con troppa discrezionalità». Ne consegue che in altri Paesi Ue i competitors abbiano meno vincoli rispetto alle aziende italiane.
Fiocchi ha espresso un auspicio in relazione alle ambasciate italiane. «Fino a dieci anni fa capitava di non essere nemmeno ricevuto, ma ora c’è una piacevole inversione di rotta. Bisogna però considerare che le ambasciate inglesi, francesi e tedesche fungevano come sorta di uffici commerciali. Con l’aiuto diplomatico e degli addetti militari, la promozione delle industrie nazionali avrebbe, soprattutto nel middle e far east, tutt’altra veste ed efficacia».
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