Cronaca / Lecco città
Lunedì 23 Gennaio 2017
Lecco. «Tra le imprese
cresce l’incertezza»
Le ultime bocciature del sistema Italia rischiano di pesare su costi e prospettive aziendali, Luigi Sabadini (Api): «Da imprenditori abbiamo l’impressione di essere coinvolti in un gioco più grande di noi»
Mentre sul 2017 stanno per riversarsi gli effetti di tsunami politici del 2016 (da Brexit all’elezione di Trump alla presidenza Usa) l’economia italiana si trova ad incassare le nuove previsioni al ribasso sul Pil e il declassamento del rating nazionale, mentre le imprese locali si chiedono se e quanto tutto ciò ricadrà sui loro ordini.
In aggiunta, questi ultimi dati arrivano quasi in contemporanea con i dati Istat che segnalano un nuovo peggioramento dell’occupazione.
Nei giorni scorsi il Fmi (Fondo monetario internazionale) ha rivisto al ribasso la crescita del nostro Pil che dopo lo 0,9 del 2016 quest’anno crescerà solo dello 0,7% e dello 0,8% nel 2018. Le motivazioni dichiarate dagli analisti vanno dall’incertezza politica a quella sulle gestioni delle crisi bancarie italiane.
A ciò si aggiunge la riduzione del rating da parte dell’agenzia canadese Dbrs che ha fatto sparire l’unica “A” facendoci retrocedere in BBB, cosa che fra l’altro con la prospettiva che ciò appesantisca ulteriormente l’erogazione di credito da parte dei grandi istituti, visto che obbligherà le banche a dare maggiori garanzie nel chiedere liquidità alla Bce. È difficile, ci dicono in Api, misurare le ricadute sull’economia locale, tuttavia «la cinghia di trasmissione degli effetti generati a tali livelli è molto lunga - afferma il presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini - e si attiva su dinamiche molto indirette, di difficile stima nella fase attuale. Ma - aggiunge - è vero anche l’inverso: ad essere lunga è anche la catena che dal territorio potrebbe far salire le richieste ai livelli apicali per ottenere una politica più attenta ai bisogni delle aziende».
In ogni caso in Api Lecco rimane «l’impressione di essere condannati, come territorio e piccole imprese, in un gioco più grande di noi - aggiunge Sabadini -, dove senza dubbio certe variabili, da una crisi di governance complessiva alle tensioni finanziarie, fino a fattori esogeni che ad esempio derivano dalle nuove spese da prevedere per il sisma in centro Italia, pongono in evidenza importanti fragilità del sistema Paese».
Fra i principali fattori di debolezza addebitati all’Italia nelle ultime valutazioni del Fmi ci sono anche le sofferenze bancarie, che secondo la Banca d’Italia ammontano a 200 miliardi di euro (ma sono almeno il doppio secondo altri analisti) di cui l’81% (dato Cgia Mestre) provengono da grandi gruppi societari.
«Evidentemente - ci dice la presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Cristina Galbusera - le limitazioni nella disponibilità di credito hanno danneggiato anche le piccole e medie imprese, che hanno subito gli effetti delle restrizioni del credito derivanti dalle sofferenze accumulate dalle banche. Voglio però in aggiunta sottolineare che il tema delle banche in sofferenza non è solo italiano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA