Lecco. «Serve chiarezza
Aprite le aziende sicure»
Il titolare del salumificio Mottolini: «Noi a norma da febbraio ma con un calo tra il 30-40%»
La ripartenza immediata delle industrie che sono in grado di garantire la sicurezza dei lavoratori, così da sostenere il reddito e quindi i consumi. È questo quanto Emilio Mottolini, responsabile commerciale del Salumificio Mottolini di Poggiridenti in provincia di Sondrio, oltre che socio della stessa azienda produttrice di bresaola insieme ai due fratelli e alla cognata, chiede al Governo in questa fase di grande emergenza.
Siete tra le aziende che hanno potuto continuare a lavorare, qual è la vostra situazione?
Già da febbraio avevamo adottato tutte le misure di sicurezza richieste. Nella nostra produzione abbiamo sempre usato le mascherine e quindi abbiamo avuto meno problemi di altri a distribuirle anche a tutti gli altri dipendenti e ad applicare i protocolli.
In produzione stiamo facendo turnare i ragazzi in modo tale da garantire la distanza. Anche negli uffici abbiamo iniziato a fare i turni così da avere un numero di addetti limitato in contemporanea, sempre con mascherina e disinfettante.
L’accesso agli uffici da parte di persone esterne non è consentito e con i trasportatori lo scambio di documentazione avviene senza contatto diretto.
Avete avuto un calo?
Stiamo lavorando il 30-40% in meno. Come produzione di bresaola, dopo un inizio anno in crescita come per tutto il settore, abbiamo avuto un rallentamento a marzo e un crollo ad aprile. Questo perché il nostro prodotto è molto consumato nella ristorazione. La grande distribuzione ha recuperato qualcosa nell’affettato, ma questo è avvenuto soprattutto al banco libero servizio, mentre difficilmente le persone attendono di essere servite. Visto il drastico calo siamo stati costretti ad attivare la cassa integrazione da metà aprile
Le richieste dai mercati esteri stanno reggendo?
Esportiamo un 15% della nostra produzione, con un incremento nei primi mesi dell’anno. L’estero al momento sta tenendo, ma dovremo vedere come evolverà la situazione generale.
Non abbiamo presagi positivi per il prossimo futuro.
Cosa vi aspettate dai prossimi mesi?
Non si può stare fermi: dobbiamo pensare a come convivere con questa situazione, con le dovute sicurezze. Già la riapertura delle aziende può portare a un consumo di prodotto nella ristorazione collettiva, essendo la bresaola un piatto semplice, leggero e veloce. Il contributo maggiore, dato dalla riaperture delle imprese, sta però nel fatto che le persone lavorando hanno un maggiore reddito e quindi possono riattivare il mercato.
Come giudica le misure attuate dal Governo?
Ci aspettavamo più chiarezza e più tempestività. Altri Paesi hanno dato immediatamente un contributo iniziale per non far bloccare la liquidità generale e quindi i pagamenti.
Le aziende che avevano bilanci positivi andranno sostenute; invece per coloro che erano già in difficoltà, dovrà essere il sistema bancario, che poi è quello che si prende una parte di rischio, a dover valutare la situazione.
Ci sono settori come turismo, ristorazione ed eventi che avranno bisogno di sostegno perché quando riapriranno avranno meno prospettive e meno lavoro. L’industria, che doveva già ripartire, è un settore che, attivandosi, può dare una mano a chi è in difficoltà.
Qual è il problema maggiore?
Non vedo chiarezza, ma tanti proclami. Sarebbe importante che venisse fatta anche una valutazione su come vengono distribuiti gli aiuti economici da parte dello Stato; è infatti fondamentale che non vengano sprecati, ma anzi che diano un minimo supporto a chi ne ha veramente bisogno. Dopo un primo sostegno a tutti per far fronte ai pagamenti e alle spese immediate, serviva un’analisi più approfondita su dove destinare le risorse.
Speriamo che la situazione evolva al meglio e che il Governo sappia supportare le imprese che sono fatte soprattutto di persone che in questi mesi hanno affrontato una situazione imprevedibile e mai verificatasi prima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA