Cronaca / Lecco città
Martedì 29 Marzo 2016
Lecco. Rinnovo del contratto
Tute blu verso lo sciopero
La trattativa è arrivata ad un punto di stallo: la protesta di quattro ore è in calendario il 20 aprile
Entra in una fase calda il confronto per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Una vertenza che nel Lecchese interessa 15mila lavoratori.
Il 7 aprile a Milano è in programma l’assemblea regionale dei delegati di Fim-Fiom e Uilm, alla quale parteciperanno i segretari nazionali delle tre organizzazioni: Marco Bentivogli, Maurizio Landini e Rocco Palombella. E per il 20 aprile è stato indetto una sciopero nazionale di quattro ore a sostegno delle posizioni di Fim-Fiom e Uilm nella trattativa con Federmeccanica. La mobilitazione sindacale non ferma comunque il confronto che, almeno nelle intenzioni del sindacato, dovrebbe proseguire nelle prossime settimane.
Lo scoglio sul quale si è bloccata la trattativa è la parte salariale dell’accordo. Spiega Enrico Enrico Azzaro, segretario della Uilm di Lecco: «Non possiamo accettare la proposta di Federmeccanica che vorrebbe istituire un salario minimo di garanzia sopra il quale non erogare aumenti retributivi. Su questa proposta, Fim, Fiom e Uilm, compatte, hanno deciso di proclamare lo sciopero del 20 aprile».
Azzaro sottolinea: «Abbiamo verificato l’impossibilità di proseguire nel confronto, anche perché manca la volontà di capire le nostre preoccupazioni sulla impossibilità per i sindacati di firmare un rinnovo di cui beneficerà un numero ristretto di metalmeccanici, forse il 3%». Azzaro ribadisce che « la Uilm, come anche la Fim e la Fiom, resterà comunque al tavolo di trattativa che riprenderà anche se al momento non c’è nessuna data concordata. In agenda per domani c’è solo una riunione tecnica del comitato di riforma sull’inquadramento».
E una nota della Fim nazionale ricorda: «Chiediamo che l’aumento salariale tuteli la difesa del potere di acquisto. Ciò che non condividiamo è una struttura salariale che contiene troppe contraddizioni, che consente una devolution dal contratto e lo sganciamento del 95% delle aziende».
La posizione degli industriali, secondo il sindacato, inciderebbe in modo negativo sulle aziende in difficoltà, configurerebbe minimi contrattuali diversi per ogni impresa - utili solo ad alimentare contenziosi - e scaricherebbe tensioni salariali dove queste ultime oggi sono affrontate con la contrattazione aziendale. «Tutto questo – aggiungono dalla Fim-Cisl – non dà alcuna garanzia rispetto all’obiettivo comune di collegare contrattazione e produttività».
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