Cronaca / Lecco città
Martedì 08 Novembre 2016
Lecco. Premi di produttività
Dubbi sindacali su detassazione
Pareri positivi ma con qualche riserva sulla normativa dei premi
Pareri positivi ma con qualche riserva dai sindacati lecchesi sulla detassazione dei premi di produttività, la misura che nella nuova legge di bilancio per il 2017 conferma l’aliquota fissa al 10% ma aumenta l’importo massimo dei premi e le soglie di reddito per averne diritto, in aggiunta alla possibilità di percepire i premi sotto forma di benefit.
Le voci di salario fiscalmente agevolabili si legano agli incrementi di produttività, di redditività, di qualità, di efficienza e innovazioni “misurabili e verificabili” sulla base di criteri prefissati.
E si legano anche alle “somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa”, un campo pressoché inesplorato in Italia ma che, ci dicono i sindacati lecchesi, potrebbe trovare qualche spinta nelle nuove agevolazioni.
In sostanza, il premio di produttività dai precedenti 2.000 euro con le nuove soglie può arrivare fino a 3.000 euro e può essere dato a dipendenti con reddito fino a 80.000 euro, dai precedenti 50.000.
E nel caso in cui in azienda ci sia la partecipazione dei dipendenti all’organizzazione del lavoro il premio sale a 4.500 euro, rispetto ai precedenti 2.500.
In alternativa buoni pasto
A scelta del lavoratore, il premio può essere sostituito con prestazioni di welfare, fra cui buoni pasto, contributi previdenziali o borse di studio e in tal caso le somme sono esenti all’aliquota del 10%.
«Ovviamente - afferma il segretario generale della Cgil provinciale Wolfango Pirelli - riteniamo che la defiscalizzazione in sé sia utile. Il problema è che essa si verifica solo nelle aziende in cui possiamo misurare i parametri attraverso la contrattazione aziendale, con l’esclusione delle altre, quindi di una gran parte dei lavoratori. L’innalzamento del tetto di reddito - aggiunge - in fondo riguarda poco la massa dei lavoratori visto che sono tetti da quadri o dirigenti».
Per Pirelli dunque la misura «va bene ma non è una risposta al tema della riduzione del costo del lavoro, cosa che si potrebbe ottenere con aumenti salariali inseriti nei contratti nazionali per raggiungere la totalità dei lavoratori, magari quelli delle aziende in difficoltà, che sono la maggioranza, anziché limitare il beneficio alle poche aziende che danno premi di risultato perché ovviamente vanno bene».
«Condividiamo - spiega la segretaria generale della Cisl di Lecco e Monza, Rita Pavan - le misure previste dalla legge in merito alla contrattazione di secondo livello e al welfare contrattuale, che estendono quanto già previsto nel legge di stabilità 2016, aumentando gli stanziamenti previsti ed allargando le soglie di premi di produttività detassati e la popolazione lavorativa interessata. I dati più recenti dell’Istat ci confermano che la produttività è una criticità per il nostro paese e siamo convinti che un forte impulso ad essa possa derivare da una più ampia contrattazione decentrata, che trascinerebbe anche un incremento delle retribuzioni. E’ tuttavia necessario che venga effettuato un monitoraggio più approfondito circa gli effetti di questa misura. Le norme vanno orientate per allargare, anche con il sostegno della negoziazione territoriale, le buone prassi di contrattazione della produttività e del welfare integrativo contrattuale verso una più estesa platea, soprattutto Pmi e microaziende».
Per il segretario della Uil del Lario, Salvatore Monteduro la nuova misura «premia la produttività del sistema delle imprese».
Il problema, spiega ancora il segretario dell’organizzazione sindacale, «è come declinare il principio in termini pratici allargandolo alle aziende sotto i 15 dipendenti che non possono usufruire della contrattazione aziendale».
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