Cronaca / Lecco città
Sabato 05 Marzo 2016
Lecco. «Più tutelate
le imprese corrette»
Ance e Confartigianato concordi nel commentare in modo positivo le norme sui lavori pubblici: «Si può fare di più: dare la preferenza nell’assegnazione ad aziende locali per i nuovi cantieri di importo contenuto»
Imprese dell’edilizia lecchese fornitrici della pubblica amministrazione stanno per affrontare l’impatto che avrà sulla loro attività il “nuovo Codice degli appalti” che ha avuto una prima approvazione in Consiglio dei ministri.
Dopo mesi di rimpalli in Parlamento, di audizioni di esperti e rappresentanti delle lobby di settore e di passaggi nelle commissioni ora il decreto si prepara a diventare legge.
Fra i contenuti principali della nuova norma ci sono la fine delle gare d’appalto al massimo ribasso, la regolamentazione dei subappalti, i requisiti di qualificazione più stringenti per le imprese assegnatarie e soprattutto il rafforzamento del ruolo dell’Anac, l’Autorità anti corruzione che potenzierà le proprie prerogative di vigilanza anche attraverso compiti di “soft low”, di regolamentazione leggera tramite l’emanazione di bandi tipo e linee guida.
«In diverse gare si sono viste aziende senza dipendenti che prendevano il lavoro e lo distribuivano in subappalto, senza controlli nonostante già la materia fosse regolata. Ora i principi sostenuti dal nuovo Codice – afferma il presidente di Ance Lecco Sergio Piazza – in tema di divieto delle gare al massimo ribasso, di regolamentazione dei subappalti che non devono essere più di tre e vanno dichiarati in fase di gara, di qualificazione delle imprese sono ottimi. Resta il dubbio – aggiunge – su come i successivi regolamenti applicheranno di fatto tutto ciò». Al centro della riforma anche l’incontro-scontro fra due mondi dell’edilizia, quello delle aziende artigiane e in sostanza dei lavori per opere di valore contenuto che costituiscono tuttavia il grosso del mercato e quello delle medie aziende e dei grandi gruppi, spesso negli appalti contraenti generali a cui, per fare ricorso, la stazione appaltante dovrà fornire robuste motivazioni in termini di complessità, qualità, sicurezza ed economicità dell’opera.
Tolta di mezzo l’assegnazione di appalti al massimo ribasso con la sua deriva in termini di successiva lievitazione dei costi, di infiltrazioni mafiose nei lavori pubblici e di lavori scadenti quando non con effetti pericolosi, il nuovo Codice stabilisce il criterio guida dell’offerta economicamente più vantaggiosa unitamente alla valutazione tecnica affidata a una commissione giudicatrice composta da esperti.
Il nuovo Codice, ci spiegano i rappresentanti lecchesi di Ance e Confartigianato, dà risposte alla parte seria della filiera dell’edilizia, ma ora i “piccoli” affilano le armi per tornare alla carica su due cose che non hanno ancora ottenuto: primo, cosiddetto “kilometro zero”, ossia la preferenza per l’assegnazione ad aziende locali per i lavori pubblici di importo contenuto. Secondo, l’innalzamento da 150mila euro a un milione di euro della soglia oltre la quale per lavorare serve l’attestazione “Soa”, documento necessario per provare la capacità dell’impresa nel sostenere i lavori. Due battaglie giocate a livello nazionale più da Confartigianato che da Ance.
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