Lecco. «Per la ripresa
servono tempi certi»
Lorenzo Riva, Confindustria Lecco e Sondrio: «Le chiusure sono state doverose per tutelare la salute. Il manifatturiero deve programmare la ripartenza»
«Salvaguardare la salute delle persone è doveroso, ma per non far morire l’economia bisogna iniziare a ragionare su quando e come ripartire, per iniziare la ricostruzione».
Servono certezze, o quanto meno un orizzonte un po’ meno nebuloso, iniziando a gettare lo sguardo in avanti per riavviare la macchina che rischia di restare ingolfata. Dopo l’annuncio – atteso, in realtà, e anticipato dal ministro Speranza nel pomeriggio – del premier Conte sulla proroga delle restrizioni fino al 13 aprile prossimo, il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio prova a tracciare la rotta da seguire per far uscire il Paese (e i territori lecchese e sondriese in particolare) dall’empasse causata dalla pandemia.
Che le misure introdotte il 22 marzo a mezzo Dpcm sarebbero state prolungate era inevitabile, considerati i numeri di malati e morti. Ma bisogna evitare di arrivare in ritardo anche nella ripartenza, dopo averlo fatto nel contrasto alla diffusione quanto meno nell’area bergamasca.
«Era evidente sin da subito che la crisi collegata all’emergenza sanitaria avrebbe assunto proporzioni di grave portata - evidenzia Lorenzo Riva - e che la fase di sospensione della maggior parte delle attività produttive, unita alla congiuntura negativa che tocca i mercati di tutto il mondo, avrà ricadute molto pesanti. Ora è confermato che il periodo di arresto di molte imprese su tutto il territorio nazionale si protrarrà, ma la priorità è sempre stata e resta la salvaguardia delle vite umane, per cui il sistema produttivo si atterrà ovviamente alle indicazioni prescritte».
Cosa che, aggiunge il presidente degli industriali, le aziende che stanno portando avanti la loro operatività stanno facendo con attenzione. «Alcune imprese stanno continuando a lavorare per non interrompere le filiere essenziali, applicando con severità i protocolli per tutelare la salute dei lavoratori che stanno portando un contributo fondamentale per il bene di tutti noi. Non va dimenticato, infatti, che il nostro tessuto manifatturiero è organizzato per filiere complesse ed allungate. Nel Paese e anche del nostro territorio ci sono poi aziende che stanno lavorando proprio per produrre quanto serve ad affrontare l’emergenza: dai farmaci ai disinfettanti con la loro catena produttiva, dai componenti per macchinari alle strumentazioni mediche, fino a quanto necessario alla realizzazione dei nuovi ospedali, concretizzati a tempo record. Le regole che ci siamo dati per gestire queste settimane in sicurezza accompagneranno la nostra attività per diverso tempo ancora, probabilmente, e su questo punto ci siamo presi un impegno preciso. Ma bisogna anche tenere conto, nello stabilire le priorità per la riapertura che sarà presumibilmente graduale, che è il manifatturiero il vero patrimonio del nostro Paese e che sul manifatturiero si regge la sua economia».
Bisogna infatti, secondo Riva, iniziare a guardare oltre. «L’elemento fondamentale, adesso, è avere certezza delle tempistiche: pur comprendendo che ci troviamo di fronte ad un nemico subdolo e poco conosciuto, la riapertura va programmata. Alle criticità già esistenti non dobbiamo aggiungere quelle che possiamo evitare, pensando, sin dall’immediato, a quando e come riaprire, e alla ricostruzione. Il lavoro da fare sarà grande, richiederà uno sforzo collettivo, coesione sociale, impegno da parte di tutti:».
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