Cronaca / Lecco città
Lunedì 02 Maggio 2016
Lecco. Pensioni anticipate
Il sindacato rimane scettico
Il governo distingue fra tre categorie: fuoriuscita volontaria, disoccupati e crisi aziendali. Brigatti, Spi Cgil: «Impossibile senza soldi statali»
I sindacati dei pensionati lecchesi si preparano alla manifestazione unitaria del 19 maggio su rivalutazione, fisco, reversibilità, welfare e non autosufficienza e spiegano perché il piano sui pensionamenti anticipati annunciato a più riprese nell’ultimo periodo prima dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti e in questi giorni dal sottosegretario Tommaso Nannicini in un’intervista al Messaggero non li convince.
Un “piano” che il Governo promette di definire in maggio e che in autunno potrà entrare nella legge di Stabilità per il 2017 e che dovrebbe costare all’erario «meno di un miliardo».
Lo schema annunciato riguarda, ha detto Nannicini, tre categorie che vogliono o devono uscire dal lavoro poco prima della pensione: la prima ripesca lo stereotipo della «nonna dipendente pubblica che vuole accudire i nipotini» (in pratica chi ha un lavoro e lo vuole lasciare per ragioni personali), la seconda riguarda chi il lavoro lo ha perso ma ancora non ha maturato i requisiti per lasciarlo e la terza, quella dei lavoratori di cui l’azienda vuole liberarsi per le cosiddette ristrutturazioni.
La prima categoria andrà in pensione con «una penalizzazione - ha detto Nannicini - leggermente più forte. Alla seconda categoria la penalizzazione sarà pagata in buona parte dallo Stato. Per la terza sono le aziende a coprire i costi dell’anticipo». Lo Stato «si limiterebbe a coprire una parte dei costi con un’assicurazione a garanzia del rischio morte». E da qui al 2018 il Governo «interverrà per sostenere le pensioni più basse», ma «è ancora presto» per dire come.
Tutto costerebbe dai 5 ai 7 miliardi, ma lo Stato ne pagherà “meno di uno” perché per il resto si aprirà un mercato di prestiti pensionistici, anticamera di indebitamenti, ci dicono i sindacati lecchesi, di chi già è fragile e in difficoltà.
«Da Poletti a Boeri a Nannicini - afferma il segretario dello Spi Cgil Marco Brigatti - assistiamo da settimane a continue proposte verbali sulle pensioni, con uscite poco definite sul piano tecnico reiterate a più riprese in questo periodo di campagna elettorale. Concordiamo - aggiunge il sindacalista - sulla necessità di recuperare una flessibilità di accesso al pensionamento che includa le diverse categorie e anche percorsi innovativi e creativi, che coinvolgano più soggetti come annunciato dal Governo. Ma se tutto ciò non ha alla base il fatto che lo Stato non ci metta dei soldi non se ne esce».
Per lo Spi dunque aprire a prestiti pensionistici e coinvolgimenti delle assicurazioni significa «varare una riforma di piccolo cabotaggio che per stare in piedi attinge ancora una volta alle tasche delle persone».
Sulle tre categorie illustrate da Nannicini, lo Spi pensa che «quella della nonna e dei nipotini è una rappresentazione lontana dalla realtà diffusa e che riguarda una persona che può scegliere, perché beneficia del lavoro e quindi della libertà di organizzare la propria vita. Il problema - aggiunge - è di chi non ha il lavoro, di chi si è visto sfuggire all’ultimo momento il traguardo pensionistico e anche di chi, e a Lecco abbiamo tanti casi, deve andare in pensione perché fisicamente non ce la fa più. Sembra che non esistano più muratori sessantenni, o chi da 40 anni scarica casse per i supermercati e non regge più: invece ci sono, a Lecco sono parecchi, e sarebbe bene che le riforme fossero più mirate per categorie professionali».
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