Cronaca / Lecco città
Domenica 04 Agosto 2019
Lecco. Oriana, il ritorno
“Uomo d’acciaio”
Claudio aveva chiuso con l’agonismo, a 44 anni ha vinto nella categoria M40 ad Amburgo: «Non ci credo ancora, non ero mai salito sul podio»
Il sogno di poter vincere una competizione “ironman” internazionale - il triathlon più duro al mondo con 3,86 km di nuoto, 180,260 km in bicicletta e 42,195 km di corsa ovvero la maratona - il lecchese Claudio Oriana la covava da sempre.
Preparazioni dure, quasi maniacali, motivazioni giuste e tanti sacrifici alla lunga hanno pagato il triatleta di casa ormai alla soglia dei 44 anni. Lui ci ha sempre creduto e ad Amburgo, nella categoria “M40”, ecco arrivare il gradino più alto del podio, fra gioia e commozione, per i colori della Tri Peak il sodalizio da lui costituito, lo scorso inverno, con Giorgio Crescioli, Paolo Carimati, Luca Delle Donne e il fratello Andrea ex azzurro del nuoto, allenatore e mental coach del team.
Sorride Claudio ancora incredulo dopo l’impresa compiuta al cospetto con gli “uomini di ferro” più forti al mondo. Impresa che lo ha proiettato di diritto fra i qualificati al campionato mondiale della specialità (il suo quinto) a Kona nelle Isole Hawaii.
«E’ vero non ci credo ancora – racconta Claudio -. Non ero mai salito sul podio di un ironman e il mio miglior risultato era stato un sesto posto in Austria nel 2015. Ma questa di Amburgo era la mia gara, lo sentivo dentro. Una gara che sognavo da mesi e i riscontri durante gli allenamenti erano tutti positivi. Insomma certe sensazioni le vivi prima nella testa e sono andato ad Amburgo con le giuste motivazioni. Quando nell’ultima frazione, la maratona, mi hanno comunicato che a metà gara ero primo ho spinto ancora di più per poter controllare la prova nel finale andando così a vincere. Che emozione però. E’ stata la mia terza gara in Germania con buoni risultati e ora mi sento un po’ anche tedesco…».
E dire che Claudio Oriana - dopo più di vent’anni con il triathlon, la maglia azzurra e migliaia di chilometri nella gambe – in chiusura del suo quarto mondiale di Kona nel 2017 aveva deciso di smettere con l’agonismo.
«Quella era stata una scelta ponderata e fatta di riflessioni – prosegue Claudio - Con mio fratello Andrea avevamo in mente di realizzare una società sportiva dove poter mettere a disposizione il nostro bagaglio d’esperienza per portare i giovani, andando anche nelle scuole, alla pratica del triathlon e del nuoto. Non solo agonismo ma anche la ricerca di motivazioni. E’ nata così la Tri Peak e insegnando ai giovani mi è tornata la voglia di rimettermi in gioco».
Così a gennaio Oriana, assistito anche dal tecnico Andrea D’Acquino, ha ripreso ad allenarsi duro. Due allenamenti al giorno (mattina presto e pausa del mezzogiorno) intercalando corsa, bicicletta e nuoto. Da vero “uomo di ferro”.
«Da subito i riscontri erano buoni e quindi c’era la consapevolezza di voler alzare sempre più l’asticella con l’obiettivo proprio Amburgo e tentare di andare a podio. Vincere era difficile immaginarlo. Ma volevo provarci per tener fede al motto della nostra società che dice “Se puoi sognarlo puoi farlo”».
Per una persona normale, anche se sportivo, immaginare 226 km di competizione e 9 ore di gara (Claudio ha vinto in 9 ore e 8 minuti), ha del pazzesco, sia fisicamente che mentalmente.
«Capisco che sia così – prosegue Claudio -. Ma la chiave del successo sta proprio nella testa. In queste gare dopo tre o quattro ore non è più un discorso di muscoli ma è proprio la testa ad entrare in gioco. La crisi è sempre dietro l’angolo e solo mentalmente si riescono a gestire queste situazioni. Per questo quando prepari una gara di triathlon come questa l’allenamento non deve essere solo fisico, ma anche della psiche e della gestione dello sforzo, compresa l’alimentazione».
Ed ora c’è il mondiale di Kona ad ottobre e per Claudio Oriana è già finito il tempo dei complimenti e delle pacche sulle spalle: sotto con gli allenamenti.
«Sì, in questo fine settimana si riprende. Nel mondiale per far bene devi essere forte in tutte e tre le discipline , nuoto, bici e corsa. Cercherò anche li di fare la gara perfetta anche se non sarà facile. Già disputare cinque mondiali in carriera non è da tutti ma visto che sarò alle Hawaii perché non provarci».
Inutile dire che dopo ventidue anni esatti di gare, allenamenti e sacrifici, il triathlon sia un compagno di viaggio inseparabile nella vita dell’atleta lecchese.
«Sì, questa disciplina sportiva fa parte di me non lo nego. Ora guardo anche al futuro perché vorrei trasmettere tutte le mie emozioni e le mie motivazioni a chi vorrà intraprendere il triatlhon. Sarà la mia nuova sfida dopo il mondiale di Kona».
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