Cronaca / Lecco città
Martedì 13 Settembre 2016
Lecco. Nuove pensioni
I dubbi dei sindacati
Pirelli, segretario Cgil: «C’è un problema di risorse che secondo le nostre valutazioni sono insufficienti»
Fa discutere i sindacati lecchesi la riforma in corso sull’uscita anticipata dal lavoro. Cgil, Cisl e Uil pongono priorità su lavoratori precoci, lavori usuranti e licenziati e chiedono che anche per l’Ape, l’uscita dal lavoro volontaria con prestito pensionistico, non penalizzi troppo i singoli.
Quello che si è svolto ieri a Roma fra Governo e sindacati doveva essere un incontro politico, rinviato invece a mercoledì 21, mentre è stato un’altra tappa di una serie di incontri tecnici che segnano la strada verso un accordo su pensioni e previdenza.
Al centro della discussione il tema dell’Ape, l’uscita anticipata fino a un massimo di tre anni che il Governo in queste ore ha annunciato essere “aperta a tutti”, cioè non solo a lavoratori dipendenti ma anche ad autonomi, partite Iva, artigiani e commercianti.
Su una pensione da 1.000 euro al mese - secondo l’ipotesi del Governo - chi ha chiesto di uscire un anno prima ha un costo finanziario da 50 a 60 euro al mese per 20 anni e da 150 a 200 euro se esce tre anni prima. Un costo rilevante dunque che non convince i sindacati impegnati nella trattativa col governo che deve fare i conti con le priorità, le risorse messe in campo e con la sorveglianza europea.
«Abbiamo già espresso il nostro giudizio non positivo – afferma il segretario della Cgil Wolfango Pirelli – su una scelta che faceva pagare i lavoratori. In vista della legge di bilancio (attesa per il 15 ottobre) continuiamo a porre un problema di risorse, la cui disponibilità da parte del Governo è stata annunciata in 2 miliardi di euro, a differenza dei 2,5 calcolati dalla Cisl e degli almeno 3 previsti da noi. La discussione in corso sarà valutata in base a due dati finali: le priorità e le risorse messe in campo».
Pirelli sottolinea che comunque a fronte di tali cifre, e stabilite le priorità per favorire l’uscita anticipata per determinate categorie di lavoratori, quel che resterà per l’Ape sarà marginale e, per varare la misura, non si può chiedere più id tanto ai lavoratori di rimetterci di tasca propria.
Ciò anche perché «il tema vero non è l’Ape – afferma Pirelli – bensì è quello dello strumento dell’Ape rivolto esclusivamente ad alcune figure, e pagato dal Governo. Il tema – aggiunge – è togliere dal tavolo uno strumento scaricato nei costi sulle persone. Questo è l’oggetto vero della discussione, e se il Governo ora ci dice che l’Ape è per tutti allora significa che non vuol selezionare determinati soggetti».
Per Pirelli il Governo non ha ancora deciso su cosa puntare, e «se proprio vuol parlare di partite Iva, allora ciò significa parlare di giovani. Allora lo si faccia in un altro modo, cioè affrontando il tema di che ne sarà delle pensioni delle nuove generazioni. L’Ape è per chi sta per andare in pensione».
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