Lecco: notte di Natale fra i senzatetto con i City angels. I regali? Un sorriso e un pasto caldo

«Anche solo chiamarli con il loro nome fa la differenza». C’è un filo rosso che si snoda per le strade di Lecco in questa fredda vigilia Natale. È un filo rosso «che ci unisce, non si vede ma si capisce» come canta Alfa, benché ad essere uniti non sono due innamorati lontani in questo caso, bensì i sorrisi delle persone al passaggio della squadra dei City angels, attiva anche in questa sera di festa.

«Siamo in venticinque. – racconta la coordinatrice Paola Corti – Usciamo tutte le sere tranne il venerdì in squadre composte da almeno tre persone. Da circa un anno abbiamo fatto un accordo con la mensa dell’ospedale: ci danno quello che non usano, noi lo scaldiamo, lo dividiamo e poi lo distribuiamo. Questo permette anche agli utenti di avere una dieta un po’ più variegata. Abbiamo realizzato dei pacchetti con indumenti quali sciarpe, berretti, guanti, intimo, calze. Tutto frutto di donazioni di cittadini o attività commerciali. Distribuiremo anche dei thermos».

La chimica nel gruppo si avverte da un particolare: quando ci si parla non si usano i nomi, bensì i nickname, ovvero Fulmine, Spritz, Ginger. In teoria si tratterebbe di una forma di protezione nel contatto con i senza fissa dimora. In pratica la passione e l’impegno che ogni volontario mette in ogni uscita rende quel nickname quasi un secondo nome. «Quante persone potremmo trovare? Credo una ventina. Fai conto che, quando la Piccola non era ancora un cantiere, abbiamo provato a trovare trenta persone solo lì» conclude Spritz, nickname di Paola Corti, prima di salire sul furgone rosso e partire. In realtà i regali distribuiti saranno poi una decina ma nessuno della squadra è stupito visto che i senza fissa dimora sono soliti spostarsi.

A colpire davvero, tuttavia, è quel filo di sorrisi che unisce turisti, cittadini e senza fissa dimora al passaggio dei volontari, uno dei quali vestito da Babbo Natale. Due espressioni di gioia distinte, quella dei bambini che in piazza XX Settembre si avvicinano timidamente per chiedere un dolcetto sotto lo sguardo divertito dei loro genitori e quella dei senza fissa dimora nascosti nell’androne della chiesa di Padre Pio, educati, rispettosi e pronti a ballare all’arrivo dei city angels. Eppure, due gioie così simili perché entrambe genuine e profondamente umane. I volontari, sentinelle a cavallo sui margini della società, si prestano tanto all’una quanto all’altra con lo stesso sorriso. Ci sono però altri fili che si annodano in questa notte santa. Piazza Affari, portico davanti alla sede dell’ex banca popolare di Lecco.

Tre uomini sono sdraiati sotto diversi strati di coperte. Uno è visibilmente ubriaco. Intorno a loro girano tre giovani, stranieri. Si avvicinano ai volontari chiedendo un pacchetto regalo e ringraziandoli per il loro lavoro. Dopo aver ricevuto il pacchetto regalo, i tre ragazzi, poco più che ventenni e all’apparenza in buona salute, spariscono nell’oscurità, probabilmente attraverso qualche buco nella rete del cantiere del vecchio tribunale. Giovani e anziani, due mondi distinti eppure affiancati tanto nella società quanto sulla strada. Una convivenza non semplice, come raccontano le storie di gruppi di giovani che picchierebbero i senza fissa dimora per derubarli dei loro pochi averi. La domanda, tuttavia, rimane lì in tutta la sua forza: la comunità come intende agire di fronte a due minorenni che in piazza della stazione la sera della Vigilia di Natale si avvicinano ai city angels per chiedere una porzione di pasta così come se fosse la cosa più normale del mondo?

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