Cronaca / Lecco città
Lunedì 23 Gennaio 2017
Lecco. Niente pensione
per 30 ex operai Leuci
Gli ex dipendenti non rientrano nella salvaguardia prevista dal Governo
Non c’è pace per gli ex dipendenti della Leuci.
Trenta ex lavoratori dell’azienda lecchese lo scorso anno non hanno potuto agganciare la pensione sfruttando la settima salvaguardia (una misura contenuta nella legge di stabilità 2016) messa a disposizione dal Governo per coloro che erano stati licenziati da un’azienda che aveva terminato l’attività o che era fallita entro la fine del 2014. Oltre al danno, la beffa è proprio il caso di dire, dato che questa situazione è causata dal fatto che la Leuci esiste ancora e non ha formalmente cessato l’attività: ha mantenuto un’unità produttiva e amministrativa a Milano. Basta digitare “Leuci” in un motore di ricerca per trovare sul web il sito dell’azienda che propone l’acquisto online di lampade e pubblicizza l’outlet di Buccinasco. “Lampadine dal 1919, Modernità e Tradizione” si legge nella sezione del sito dedicata alla storia dell’azienda, che stando a questa dettagliata ricostruzione storica non si sarebbe mai interrotta. “Leuci, con più di 100 milioni di lampadine vendute ogni anno e indirizzate per oltre il 50% ai mercati esteri di tutto il mondo, è da sempre un marchio di primo piano a livello internazionale” prosegue la descrizione.
Era l gennaio 2014 quando gli 85 lavoratori rimasti in organico alla Leuci di Lecco firmavano l’accordo sindacale che dava via libera al licenziamento collettivo. Terminava così, dopo 95 anni di storia, l’attività produttiva di una delle maggiori industrie del territorio, con sede proprio nel centro della città. Una triste pagina per la storia industriale di Lecco, ora arricchita anche da quest’ultima inaspettata pagina. Comprensibile l’amarezza degli ex dipendenti: «Dopo aver evitato il fallimento tramite un accordo è arrivata la beffa per diversi di noi che non hanno potuto accedere alle salvaguardie per cavilli normativi tra cessazione d’attività produttiva e stato di fallimento. La sostanza per noi è la stessa, per una trentina di ex lavoratori maturare il diritto alla pensione vuol dire essere costretti a versare decine di migliaia di euro, visto che molti sono ancora “a spasso”. A questo punto ci chiediamo: dov’è la giustizia? Esiste in questo Paese un barlume di senso di responsabilità sociale? Possibile che gli stessi che hanno cancellato una storica realtà produttiva territoriale riescano a tenere ancora in ostaggio il destino di decine di lavoratori e lavoratrici?».
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