Cronaca / Lecco città
Sabato 06 Febbraio 2021
Lecco. Licenziamenti
«Draghi tolga il blocco»
Confindustria e Api di Lecco concordano: «La nostra industria va bene e non ne approfitterà. Nel commercio molte aziende devono ridimensionarsi»
Il dato annuale 2020 sul totale provinciale dei licenziamenti non è ancora disponibile ma, ad esempio, mettendo a confronto le 3.686 cessazioni di rapporto di lavoro del mese di dicembre 2019 con le 41 di dicembre 2020 si ha un’idea (certamente imprecisa perché non tutte le cessazioni sono licenziamenti) di quanto su un solo mese il blocco faccia da argine alla perdita di posti di lavoro fra le aziende della provincia di Lecco.
E di quanto, ad oggi, manchino strumenti e sostegni proporzionati per reggere l’urto. In aggiunta, la cassa integrazione in forte crescita di richieste (anche se non necessariamente di utilizzo) e le preoccupazioni sulle commesse delle imprese tengono alta l’attenzione sul rischio che le difficoltà di lavoro si traducano in problema sociale, visto che spostando gli stessi indicatori su scala nazionale si stima che la fine del divieto di licenziamento possa mettere a rischio più di un milione di lavoratori.
Oggi il tema è sollecitato con urgenza all’attenzione di Mario Draghi, presidente del Consiglio incaricato, sia da Confindustria che chiede solo per le imprese di settori in forte difficoltà come turismo e commercio il mantenimento della cassa integrazione gratuita per Covid e il blocco dei licenziamenti, sia dai sindacati che chiedono una nuova proroga.
Posizioni condivise a Lecco, dove Confindustria e Api confermano che, tolto il blocco, non ci sarà nessuna corsa ai licenziamenti nella manifattura locale, ma qualche preoccupazione resta per il settore tessile, ancora stagnante e in difficoltà da tempo. Da parte sindacale, la Cisl ricorda che «aprire oggi i licenziamenti significa prestare il fianco a un importante innalzamento della disoccupazione». Perciò il divieto introdotto dal Decreto Cura Italia quasi un anno fa ora necessita di una nuova proroga, perché se le imprese più grandi reggono, non sembra essere così per le piccole, soprattutto se sono del terziario commerciale e artigiano.
Il presidente di confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva, afferma che «è necessario togliere il blocco, e non si pensi che questo sia un alibi affinché le aziende lascino lavoratori a casa. Nel Lecchese non ci sono preoccupazioni tali per cui la messa al bando del blocco possa provocare una corsa ai licenziamenti. Le nostre imprese in diversa misura e modo stanno lavorando, c’è un segno positivo di ripresa, una speranza dai vaccini e dalla costituzione di un nuovo Governo guidato da Mario Draghi, che assicura al Paese forte credibilità internazionale. Ma ovunque ci sono tuttavia anche imprese che per effetto del Covid hanno perso il 40-50% del fatturato e che devono necessariamente ridimensionarsi per avere continuità».
Si guarda dunque a una riduzione graduale del blocco dei licenziamenti anche se i dati pandemici fanno ancora paura. «Sono consapevole che tanti hanno già perso il lavoro nel corso del 2020 – conclude Riva -, ma è anche vero che la meccanica sta tornando a registrare dati di crescita, a partire dall'automotive, settore probabilmente spinto anche dal timore di contagiarsi sui mezzi pubblici. Credo che nell’industria il problema maggiore sia trovare tecnici specializzati che non quello dei licenziamenti. Inoltre quella che si sta aprendo anche con la nuova guida politica del Paese è una svolta storica importantissima e mi auguro che l’intero Paese sappia coglierla».
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