Cronaca / Lecco città
Martedì 26 Gennaio 2021
Lecco. «Le materie prime
sono sempre più care»
Luigi Sabadini (Api Lecco): «Ai problemi Covid si aggiungono le difficoltà di fornitura. Le piccole imprese possono contare sulla flessibilità, ma pesa l’incertezza sui tempi di uscita dalla crisi»
«La situazione è confusa. Tutti si aspettavano di vedere la luce in fondo al tunnel, con l’inizio del nuovo anno, ma la situazione sanitaria è ancora in condizioni critiche. Le piccole e medie imprese hanno dalla loro la capacità di essere flessibili, ma fino alla fine dell’anno si dovrà probabilmente continuare a navigare a vista».
L’impossibilità di arginare la pandemia, crea problemi all’economia, che stenta a riprendere quota. Una condizione che, secondo il presidente di Api Lecco e Sondrio Luigi Sabadini non è destinata a cambiare a breve.
«Ogni giorno che passa, la fine dell’incubo si allontana, con una diffusione che continua a mietere vittime e notizie che preoccupano: ad oggi non sappiamo in che percentuale i vaccini siano efficaci, se chi l’ha fatto non trasmetta più il virus. Tutte cose che ritardano il ritorno alla normalità e che hanno richiesto la proroga allo stato di emergenza, fatto che presumibilmente sposterà in avanti anche il blocco dei licenziamenti e il termine della cassa integrazione. Di fatto, la nostra economia è congelata. Senza entrare nella polemica sulla zona rossa - sottolinea il presidente dell’Api - una cosa è sicura: un certo grado di libertà di movimento stimola il valore del Pil e dell’economia. Se ci si muove si acquistano prodotti che escono dai magazzini dando impulso a nuova produzione. Se restiamo in stato di semi-lockdown siamo in pratica in una condizione di semi-economia».
Una condizione difficile anche da definire. «Non c’è un termine esatto per questo stato dell’economia. Parlare di recessione è anche troppo riduttivo. Forse è più appropriato parlare di depressione, dalla quale non è facile uscire. È un periodo in cui prevale l’incertezza, che per un imprenditore è la situazione peggiore perché diventa molto difficile impostare qualsiasi tipo di programma». Le micro, piccole e medie imprese, dal canto loro, sono riuscite a restare a galla facendo leva sulla loro stessa agilità. «Stanno utilizzando l’unica arma che possono mettere in campo in queste condizioni: la flessibilità. Non sempre è sufficiente, ma stanno facendo il massimo dando fondo a ogni risorsa disponibile. Se però si subisce una chiusura forzata - penso al ristoratore e all’intera filiera - tutti i pezzi della catena del valore vengono inibiti».
A questa condizione di fondo si è aggiunta, ormai da qualche mese, un problema altrettanto serio per le aziende. «In quasi tutti i settori si sta sovrapponendo a queste difficoltà il problema del reperimento delle materie prime, a causa in particolare al comportamento anomalo della Cina. Qui, grazie a modalità più coercitive, sono riusciti a contenere la pandemia e hanno forzato sulla ripresa delle loro produzioni, cosa che ha generato un surplus di richiesta di materie prime. Questo ha peggiorato le condizioni di acquisto per tutto l’Occidente, che dall’Europa agli Stati Uniti è ancora colpito in modo pesante dalla crisi sanitaria».
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