Cronaca / Lecco città
Domenica 26 Luglio 2020
Lecco. La produzione è ripartita
Ma resta alto l’uso della cassa
A giugno ricorso dimezzato rispetto a maggio In un anno però c’è stato un incremento del 1350%
Il ricorso alla cassa integrazione diminuisce in modo consistente: si dimezza in provincia di Lecco, nel confronto giugno/maggio 2020. Ma sul piano tendenziale, lo sguardo al giugno 2019 rende per intero il peso del disastro causato dalla crisi sanitaria: +1.350%.
Il consueto appuntamento con il rapporto Uil del Lario sugli ammortizzatori sociali concede elementi positivi, ma il quadro resta comunque preoccupante. Perché se è vero che le ore di cassa sono diminuite tra maggio e giugno (-48,7%), grazie alla complessiva uscita dal lockdown, tante aziende fanno ancora fatica. A testimoniarlo, anche il dato relativo al primo semestre: tra gennaio-giugno 2019 e lo stesso periodo del 2020 l’aumento è stato di 2.532 punti. Da qui «si evince lo tsunami emergenziale economico e sociale che sta vivendo il Paese a seguito del Covid-19», ha evidenziato il segretario generale Uil del Lario, Salvatore Monteduro.
Nello stesso arco di tempo, i lavoratori che sono stati in cassa integrazione sono stati 15.194. La crisi non ha risparmiato nessun settore, nonostante alcuni siano potuti rimanere operativi durante l’intero periodo. L’industria a Lecco ha registrato un incremento del 2.060%, dato di poco superiore rispetto all’edilizia (+2.020%). Esponenziali, invece, i picchi rilevati nell’artigianato (+1.391.900%) e soprattutto nel commercio, con un clamoroso + 2.769.885.900%.
Non manca l’approfondimento dedicato al metalmeccanico, che rappresenta la colonna vertebrale dell’economia lecchese e che ha dovuto far ricorso agli ammortizzatori sociali con un incremento di 2.435 punti rispetto al primo semestre 2019.
«Anche se in frenata – ha aggiunto Monteduro - la richiesta della cassa integrazione nel mese di giugno rispetto al mese precedente, dovuta soprattutto alla ripartenza delle attività produttive dal mese di maggio, si conferma la drammatica situazione economica e sociale del Paese. Ci sono a rischio numerosi posti di lavoro, che oggi possono godere degli ammortizzatori sociali e del divieto ai licenziamenti per giustificato motivo oggettivo da parte delle aziende. È necessario che si preveda un’estensione della durata di questi due strumenti almeno fino alla fine dell’anno. A queste tutele deve accompagnarsi un piano di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, in servizi sociosanitari, nel sistema educativo dell’istruzione e della formazione».
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